Bollicine di Emozione 2018

Di Massimo Sainato

Viva l’estate, Viva le Bollicine!

Anche quest’anno la serata dedicata alle bollicine ha fatto registrare il pieno.

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Evidentemente il richiamo del vino che lentamente rifermenta in bottiglia per trasformarsi in bevanda colore oro, ricca di catenelle di anidride carbonica che risalgono verso la superficie e sprigionano profumi unici prima di accarezzarci il palato con delicata pungenza, è irresistibile per tanti appassionati.

Così è andata anche il 25 luglio: dai 36 mesi di rifermentazione del Seitremenda per arrivare agli oltre 80 dell’Inkanto, fra vitigni internazionali come chardonnay e pinot noir e sorprendenti vitigni autoctoni italiani come fiano minutolo, pecorino, cococciola, montonico e persino tai rosso, sono trascorse oltre due ore di vera emozione.

Ma andiamo con ordine: fase iniziale con tutte e cinque i vini versati nei bicchieri per consentire alla platea di degustare alla cieca tutte e cinque le bollicine in contemporanea così da dare un primo voto a quelle più emozionanti e poi il nostro pulmino si è messo in moto per un particolare viaggio nell’Italia del Metodo Classico.

Dopo questa prima votazione peraltro due vini hanno subito preso il largo in classifica ipotecando la vittoria, scopriremo dopo quali sono stati.

122edd26-972a-406d-ba50-bedc2828768aSi parte dal nostro Piemonte, all’incrocio fra Langhe e Monferrato, con il Seitremenda di Marco Capra.

Santo Stefano Belbo è soprattutto terra di moscato e confina con i prestigiosi cru di Barbaresco delle Langhe, ma Marco – che a fine anni ’90 ha preferito la campagna alla scuola – in realtà è col Metodo Classico che ha avuto notorietà.

Sarà il terroir, 450 metri d’altezza, con forte ventilazione e esposizioni “fredde”, saranno i vitigni internazionali (pinot noir 70%, chardonnay 30%) classici dei grandi spumanti e champagne, ma nella degustazione alla cieca il suo vino ha convinto tutti malgrado fosse quello con il minor affinamento della serata, “solo” 36 mesi.

Luminoso e dorato, ci è sembrato schietto, austero, elegante, diciamo molto sabaudo.

Cioè ha saputo parlare “in silenzio”, senza ricorrere ad artifizi strani di vinificazione, al punto che solo togliendo la stagnola ci siamo accorti che era un Extra Brut.

Considerato che l’obiettivo del produttore è arrivare a un affinamento di 60 mesi, siamo sulla strada giusta.

Non per nulla ha chiuso al secondo posto in classifica la serata, risultato grazie al quale ha staccato il biglietto per la nostra finale del Vino Emozione 2018.

amore_viniDal Piemonte si va in Puglia con Amore Protetto, un fiano minutolo in versione spumante prodotto da Colli della Murgia.

Tutto pensi tranne di essere in Puglia, se non fosse per le immagini suggestive dei panorami intorno a Gravina che durante la degustazione scorrono sul maxischermo.

Anche qui siamo quasi a 500 metri d’altezza, sull’altopiano della Murgia Barese ai confini con la Basilicata, fra ventilazione, escursione termica e un suolo calcareo ricco di ferro.

Quindi Francesco Ventricelli, il produttore, non era un visionario quando già molti anni fa aveva creduto che anche da un’uva aromatica come il minutolo si potesse avere quella base di acidità necessaria per produrre un Metodo Classico che arriva ad affinare 48 mesi in bottiglia.

Bella anche la sua storia, sia perché è fra coloro che hanno contribuito al salvataggio di un vitigno autoctono che a inizio 2000 era vicino all’estinzione, sia perché è fra i primi ad avere dato un’anima bianchista alla Puglia che quell’anima non aveva.

Vino che sorprende, perché la predominante aromaticità in realtà lascia spazio nel bicchiere a sentori terziari. Particolarmente apprezzata anche la persistenza agrumata e minerale. Nota di colore, bella anche l’etichetta!

PHOTO-2018-07-25-11-58-02Con il terzo vino si affronta un mondo a parte delle bollicine, quello dei rosè, in questo caso molto “rosso” nel bicchiere.

Nessuno, ma proprio nessuno, si sarebbe aspettato una vinificazione in spumante del Tai Rosso.

Anche perché i Pegoraro sono praticamente gli unici a fare un Metodo Classico da questo vitigno, arrivando a 40 mesi di affinamento, sui Colli Berici a sud di Vicenza, dove con i loro vini sono una delle realtà più interessanti della denominazione.

Sul vitigno tai credono molto, visto che ne fanno diverse versioni: lo spumante, un Dosaggio Zero, colpisce all’olfatto dove ci ricorda i petali di rosa e la mela matura, per poi essere cremoso e sapido al palato.

Oltretutto viene servito in contemporanea con il piatto caldo, una pasta al pesto e pomodorini che diventa abbinamento perfetto, anche se non voluto!

PHOTO-2018-07-25-11-51-14Eccoci alla quarta tappa, ci troviamo l’oro antico nel bicchiere, sentori mielosi, fragranti, evoluti malgrado una nota floreale più fresca, che poi trovano riscontro in una beva strutturata, di spalla acida ancora importante ma molto rotonda e avvolgente.

La sorpresa arriva togliendo la stagnola, quando si scopre che si era bevuto uno spumante abruzzese metodo classico con 70 mesi di affinamento in bottiglia: il Carmine Festa di Eredi Legonziano, millesimato 2011 con sboccatura lo scorso aprile.

Si tratta del prodotto top di questa grande cantina cooperativa che sorge sulle colline di Lanciano e che proprio in questi giorni ha festeggiato i 50 anni di attività: ben 400 ettari di vigneti, ma solo 100.000 bottiglie prodotte, perché la maggioranza del vino stoccato nei grandi serbatoi prende altre strade, spesso quelle del Nord… mentre si imbottiglia solo la qualità assoluta.

Qualità che nel Carmine Festa, prodotto con uve pecorino (50%), cococciola (25%) e montonico (25%) ci sta tutta, perlomeno secondo la platea di Viva il Vino che lo ha proclamato Vino Emozione della serata.

In testa dopo la degustazione alla cieca, è stato il più votato anche al secondo turno e quindi la sua è stata una vittoria netta, per distacco e non in volata.

PHOTO-2018-07-25-12-05-17Finale di serata con l’Inkino di fronte a un grande classico, il Trento Doc, perché la bellezza delle serate di Viva il Vino è sì andare alla scoperta di vitigni e vignaioli spesso sconosciuti senza però dimenticare le grandi denominazioni.

Certo non abbiamo selezionato una cantina da milioni di bottiglie, perché Mas dei Chini nel suo Maso proprio sopra Trento ne produce soltanto 55.000 l’anno, di cui ben 25.000 dell’Inkino, un Brut Riserva da sole uve chardonnay che dalla vendemmia 2010 è affinato in bottiglia per addirittura 80 mesi prima di arrivare a noi!

Unico vino della serata a fare anche un affinamento in legno prima della rifermentazione, sei mesi circa in botti di rovere.

Graziano Chini, classe 1973, arriva da una famiglia di agricoltori che a inizio anni ’90 ha voluto credere nel vino e bene ha fatto.

Perché uno spumante che dopo 8 anni dalla vendemmia si presenta con cotanta freschezza e con così tanto equilibrio gustativo, senza alcun segnale di decadenza e senza che si sia fatto ricorso a quelle note spinte dell’evoluzione caratteristiche dei grandi champagne è un grandissimo risultato.

Per ottenerlo sicuramente ci vengono incontro le uve chardonnay coltivate verso Salorno, in zona fredda e con esposizioni a nord, così da poter garantire acidità di partenza tali da garantirne la lunghissima e gradevole evoluzione.

Insomma un grande classico di fronte a cui ci si toglie il cappello o, meglio ancora, ci si Inkina!

Perché allora non è in finale, ci si potrebbe chiedere.

E’ il bello delle degustazioni alla cieca, dove non sempre il vino più importante emerge.

Ha sofferto oltremodo nella prima degustazione, per poi dar vita a una bella remuntada con il secondo voto, dove probabilmente si è aperto di più ed è stato fra i più apprezzati, senza però riuscire a ribaltare completamente il verdetto del primo voto.

Ed ora buona estate a tutti!

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