Emozioni in Bollicine 2019

di Massimo Sainato

IMG_2407Sarà pur vero che i 30 milioni di bottiglie di Metodo Classico prodotte in Italia nel 2018 sono nulla al cospetto dei 300 milioni circa di bottiglie di Champagne, ma quantomeno ci consentono di trovare temi sempre nuovi per la consueta nostra serata estiva dedicata alle bollicine.

Se però di questi 30 milioni, più di 27 sono prodotte in sole quattro zone canoniche (Franciacorta, Trentodoc, Oltrepo e Alta Langa) utilizzando i vitigni internazionali più classici, che ruolo possono ritagliarsi le poche altre bottiglie che rimangono, che invece sono perlopiù frutto di vitigni autoctoni?

E’ solo un fenomeno di moda quello che sta portando tanti vignaioli ad aggiungere anche il metodo classico alle loro produzioni oppure proprio grazie ai vitigni autoctoni e a zone non storicamente vocate si apriranno sempre più nuovi scenari nel panorama delle bollicine di casa nostra?

Il nostro compito non è quello naturalmente di fornire risposte che non abbiamo, bensì di ingenerare dubbi e curiosità alla platea, cosa che abbiamo fatto attraverso una degustazione alla cieca che nel caso specifico ha spaziato dalle denominazioni e dalle zone più classiche a quelle che non ti aspetti, dai vitigni internazionali agli autoctoni, da rifermentazioni di 30 mesi fino ad arrivare addirittura a 90, spaziando anche dal pas dosè agli extra brut. Minimo comune denominatore quello di essere tutti vini di vignaioli artigiani.

E sempre tenendo conto del portafoglio: tutti vini che sul mercato potete trovare in una fascia fra i 18€ e i 35€ max, perchè a emozionare e a emozionarsi con bollicine che costano dagli 80€ in su a bottiglia sono capaci tutti.

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Cominciamo dal Blanc de Blanc pas dosè di Fattoria Monticino Rosso, metodo 59619125_633496287166762_8819826641691455389_nclassico con 36 mesi di rifermentazione, che nasce sulle colline di Imola da uve Albana vinificate in purezza.

Profumi delicati, non esplosivi, prevale la nota di agrumi, con un piacevole limone, ma anche un po’ di ginestra. In bocca è più sapido che acido, il tannino dell’albana si fa sentire, ma alla fine è un vino persino troppo morbido e leggero rispetto alle aspettative della scala di durezze su cui poteva contare come base di partenza.

Uno spumante che ci sta a completamento di una produzione di Albana che i fratelli Luciano e Gianni Zeoli vinificano in tutte le versioni, da quella classica allo straordinario Codronchio, uno dei bianchi italiani più emozionanti mai assaggiati, ottenuto da vendemmia tardiva di uve attaccate da muffa nobile, grazie al quale abbiamo scoperto anni fa Monticino Rosso, fino ad arrivare al passito, che in generale continua a rimanere il massimo risultato per l’Albana.

Il secondo vino in degustazione è stato invece la vera sorpresa, perchè si è guadagnato la qualificazione alla finale di dicembre risultando il Vino Emozione della serata.

fileDifficile immaginarlo alla vigilia, vuoi per la zona, perchè è un metodo classico prodotto nel cuore del Roero, vuoi  perchè è ottenuto da un 50% di uve arneis, non propriamente famose per lo spumante, a cui in verità si aggiungono poi in parti eguali chardonnay e pinot noir.

Si chiama semplicemente Metodo Classico e lo produce a Montà d’Alba la cantina Generaj di Beppe Viglione, classica storia di tradizione contadina piemontese la loro, che di generazione in generazione (siamo arrivati a quota 6) vede il vino passare dalla sola produzione per consumo familiare alla vendita in damigiane, per poi cominciare i primi imbottigliamenti fino a diventare l’attività principale della famiglia a partire dagli anni ’90.

Nel Roero si producono barbera, nebbiolo e arneis. Dal 2010 Beppe ha pensato di fare anche Metodo Classico, con l’ausilio di un signor enologo, Lorenzo Quinterno, che in fatto di spumantizzazione se ne intende avendo lavorato sia da Bava che da Contratto.

Il risultato si vede: un residuo zuccherino alto, al punto che potremmo definirlo anche extra brut, una rifermentazione non esasperata (30 mesi) portano nel bicchiere marcate note floreali e fruttate, una piacevole mela ma anche camomilla, che in bocca diventano cremosità grazie a una spuma fine che ben si integra con la spalla acida e sapida del vino base. Finale di nocciola e mandorla tostata.

Il messaggio della nostra platea, fatta anche di appassionati sommelier, ma soprattutto di tanti consumatori medi, è ancora una volta chiaro per il mercato: i vini di facile beva, non troppo estremi, sono i più apprezzati sempre!

Meritava di essere capito di più invece il terzo calice, Anna, metodo classico ottenuto da vino-spumante-metodo-classico-centorame-annauve pecorino in purezza, ben 46 mesi di rifermentazione sulle colline di Casoli d’Atri, a un passo dalle località marine di Roseto degli Abruzzi e Pineto.

Lo produce Lamberto Vannucci di Vini Centorame, cantina già nota a Viva il Vino per uno dei migliori Montepulciano d’Abruzzo per qualità/prezzo, il S. Michele. Anche Lamberto a un certo punto ha ceduto al fascino della bollicina e a mio giudizio ha fatto benissimo, perchè Anna è uno dei vini della serata che più mi ha colpito.

Colore oro brillante, sentori non aromatici ma profumi erbacei marcati a cui si aggiungono i più classici sentori di lieviti da lunga rifermentazione. In bocca è vivace ma non aggressivo, di struttura, di spessore, persistente, non di sottile finezza, proprio come è il Pecorino.

Bollicina ben fatta, maschia, difficile pensarla ottenuta da sola uva bianca.

La quarta tappa ci porta finalmente in Franciacorta dove a rappresentare la principale img_saten_millesimato_vinizona italiana del Metodo Classico abbiamo scelto il Saten Millesimato di Vigna Dorata, che per Viva il Vino è l’azienda sinonimo di Franciacorta quando qualcuno ci chiede quale sia l’acquisto di maggior qualità/prezzo.

Vigilio Rocco e famiglia, che producono Franciacorta dal 1995 e che sono forse gli unici a fare più Saten che Brut (il Saten è ottenuto da sole uve bianche e non può superare le 4,5 atmosfere) in questo Millesimato fanno confluire il meglio delle loro uve chardonnay, selezionate da soli tre vigneti. Poi dedicano grande attenzione alla produzione del vino base, che rimane sulle fecce per parecchi mesi con frequenti batonnage, prima della rifermentazione che in questo caso arriva addirittura a 60 mesi. Elevato il residuo zuccherino, 4,5 grammi zucchero, visto che ora sono di moda i pas dosè.

Il risultato è un vino di splendido colore, al naso sono sentori di caramella mou, miele, brioche appena sfornata, tabacco; in bocca le bollicine sono carezze e non pizzicore, il sorso è morbido, rotondo.

E’ indiscutibilmente il calice della serata più vicino al mondo degli Champagne, a cui teoricamente il Metodo Classico dovrebbe ispirarsi. Sarà per quello che mi ha emozionato così tanto? Sarà per quello che non ha emozionato così tanto la platea?

45152529_1917383284981995_877794489559678976_nA proposito di colore dorato, non è secondo a nessuno il Dedicato a L, la Special Limited Version dello Spumante Brut Terra & Cielo di Borgo delle Oche, la bollicina per antonomasia di Viva il Vino, quella che non manca mai a nessun evento del nostro format “Bicchiere d’Italia”.

Dove L sta ovviamente per Luisa (Menini) che in azienda segue la viticoltura e a dedicarglielo è il marito Nicola (Pittini), enologo, che dalla moglie riceve uve sanissime e di grande qualità e ha dunque la pesante responsabilità di doverle trasformare in grandi vini se vuole mantenere l’armonia familiare oltre che il livello eccelso della cantina!

Dedicato a L è un gesto d’amore per il proprio territorio e per la compagna di vita più che un vino vero e proprio, dal momento che dell’annata 2011 che abbiamo degustato, ben 68 mesi di rifermentazione in bottiglia, ne sono state prodotte solo 300 bottiglie, mentre dell’edizione successiva attualmente in rifermentazione (il 2014) ne usciranno 600.

Amore per il territorio perchè questo metodo classico si differenzia dal T&C non solo per la più lunga rifermentazione, ma anche perchè è un Pas Dosè, proprio per valorizzare le caratteristiche dei vitigni (75% chardonnay e 25% pinot noir) e del sassoso terroir delle Grave, pianura alluvionale sul bordo del fiume Tagliamento, in provincia di Pordenone, Friuli.

Non è solo oro quello che luccica: i sentori di agrumi maturi e di crosta di pane lasciano spazio alla complessità olfattiva di quello che sicuramente è il vino più minerale della serata, mentre in bocca a non saperlo si fa davvero fatica a credere che sia uno spumante con quasi 6 anni di rifermentazione tanto la bollicina si presenta vivace, talmente ricca di freschezza e sapidità da mascherare il pur vellutato finale, con una chiusura decisamente più amarognola del T&C che non dimentichiamo essere invece un extra brut.

Più che meritato quindi il terzo posto e per certi versi aggiungiamo per fortuna che non ha fatto meglio: non ci sarebbero state più bottiglie disponibili per la finale di dicembre!

E chi è andato allora in finale insieme al Generaj Brut visto che a qualificarsi sono due vini?

NorEma90167x500E’ stato il NorEma 90 Rosè di Calatroni, pinot nero in purezza vinificato in rosè da una delle cantine più prestigiose dell’Oltrepo Pavese.

Non solo unico metodo classico della degustazione ottenuto da sole uve rosse, ma pure pas dosè e infine con una rifermentazione da Guinness dei Primati: 90 mesi!

Ce ne sarebbe stato abbastanza per vederlo in fondo alla classifica un vino così particolare in mezzo a tanti calici di più immediata beva, invece ha emozionato la platea a tal punto da chiudere in testa alla classifica con gli stessi punti del Generaj.

Vino che nasce dal vigneto più alto dell’azienda, per cercare di avere il massimo dell’acidità possibile così da poter reggere una rifermentazione di 7 anni e mezzo, il NorEma si presenta con note non intense, ma invece fini di ribes, erbe balsamiche, spezie come la liquirizia e quelle più dolci della pasticceria da forno. Poi al gusto è la nitida freschezza ancora ben presente a sorprendere. L’eleganza del pinot, un setoso e avvolgente perlage, una presente morbidezza, portano all’equilibrio perfetto. Persistenza molto lunga.

Laddove non era riuscito due mesi il Riesling Campo Dottore Riserva, selezionato alla serata Bianchi del Nord, è dunque stato il NorEma 90 a riportare in finale di Vino Emozione i fratelli Stefano e Cristian Calatroni, che già nell’edizione 2017 conquistarono il terzo posto assoluto con il Pinot nero Riserva.

Vignaioli che a premi ben più autorevoli dei nostri sono abituati: il NorEma 90 Rosè nella Guida 2019 de L’Espresso è finito nei 100 migliori spumanti d’Italia ed è spesso fra i vini che ottengono il massimo riconoscimento anche nelle altre Guide.

Vini Emozione 2019 riprende dopo la pausa estiva: c’è da recuperare la serata I ROSSI DEL CENTRO, già in programma mercoledì 11 settembre, ore 20.30, sempre all’Hotel Barrage.

Buone vacanze!

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