Emozioni con i Rossi del Centro

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Testo di : Massimo Sainato

Il rientro dalle vacanze ha avuto come protagonisti i Rossi del Centro e come spesso accade nel format Vini Emozione di Viva il Vino si è registrata subito una sorpresa!

In una serata all’insegna dei vitigni più classici del Centro Italia come il sangiovese e il montepulciano, in presenza anche di un internazionale come il cabernet sauvignon, il pubblico ha invece premiato nella degustazione alla cieca il Canaiolo in purezza prodotto da Fontesecca in Umbria, che è stato il più votato sia al primo giro di inizio serata, sia nella seconda tornata, quando anche i vini più “chiusi” si erano oramai stabilizzati!

Il Canaiolo umbro si qualifica pertanto alla finale di Vino Emozione 2019, insieme al Chianti Classico Riserva di Le Cinciole, classificatosi al secondo posto.

Canaiolo da cui poi è iniziata la degustazione stessa, dal momento che sulla carta sarebbe dovuto essere il vino più semplice della serie.

Vitigno tipico dell’Italia Centrale, in particolare in Toscana, lo conoscevamo come consueto assemblaggio al sangiovese negli uvaggi tradizionali del Chianti, in quanto apportatore di morbidezza grazie al suo tannino poco ruspante fin da subito.

Rare sono le vinificazioni in purezza e quasi sempre solo in acciaio per ottenere vini semplici e beverini.

Chissà cosa dirà pertanto Paolo Bolla quando leggerà che il suo lavoro in difesa dei vitigni autoctoni da vinificare in purezza ha sbalordito i piemontesi di Viva il Vino! Lui che già ha fatto una scelta di vita azzardata, dal momento che appartenente a una famiglia che produce milioni di bottiglie in Veneto con l’azienda Vini Bolla, è invece finito fin dal 2001 a fare il minuscolo vignaiolo artigiano (12.000 bottiglie il totale della sua produzione) in Umbria, terra di origine della moglie.

Siamo dalle parti della splendida Città della Pieve, borgo medievale a sud del lago Trasimeno noto per lo zafferano e per la fiction Carabinieri girata lì, geograficamente al confine con la Toscana non così distante dall’area viticola di Montepulciano. Qui i vigneti in aperta campagna, circondati di bosco e uliveto, trovano un habitat unico grazie anche a canaioloun terreno ricco di sedimenti fossili marini che conferiscono tanta mineralità ai vini, al punto che i fossili ricorrono sia nell’etichetta del Canaiolo che nel logo aziendale di Fontesecca.

Vitigno difficile per via della produzione incostante e tardiva, Paolo Bolla ne vinifica 1.000 bottiglie circa all’anno con uno stile meno invasivo possibile, effettuando la macerazione in vasche di cemento a cui poi segue una maturazione di circa un anno in tonneau vecchi.

Il risultato è un vino dall’ampio ventaglio olfattivo, caratterizzato da una speziatura dolce, che in bocca appare piuttosto elegante e con un tannino robusto ma assolutamente vellutato che si complementa con la piacevole mineralità e sapidità, evidenti espressioni del territorio.

Dal cuore dell’Umbria con il secondo vino ci spostiamo a soli 8 km. in linea d’aria dal mare, a un passo dalla costa abruzzese di Pineto e Montesilvano, nel territorio di Atri, che di marittimo ha proprio poco!

Qui i vigneti sorgono sulla sommità di dolci colline all’interno del parco regionale dei Calanchi, qui Francesco Cirelli, una laurea in economia aziendale, ha dato vita a un’altra di quelle affascinanti storie del mondo del vino. A soli 23 anni infatti il fascino della vita in un’azienda agricola ha prevalso sul mondo dell’economia e così nel 2003 Francesco è ritornato in Abruzzo acquistando con l’aiuto della famiglia un podere nell’agro di Atri e ora la collina biologica di Cirelli è diventata un modello virtuoso di bio diversità. Solo 3 dei 22 ettari infatti sono impiantati con vigneti, mentre nella restante parte troviamo boschi, uliveti, alberi da frutto, coltivazioni di cereali e ortaggi, persino un piccolo allevamento di oche allo stato libero.

Una storia la sua che aveva tutte le caratteristiche per essere la più emozionante, soprattutto perché i vini di Cirelli sono prodotti in anfora, secondo lo stile che già 7.000 anni fa era usuale nel Caucaso e che ora tanto affascina i wine-lovers.

bottigliaUn’ossigenazione lenta e costante quella dell’anfora, che può essere paragonata a una botte di media dimensione, ma senza i tannini e gli aromi del legno: è qui dentro che il Montepulciano in purezza di Cirelli affina per dodici mesi dopo una macerazione in acciaio più breve del consueto.

Nel bicchiere ci sorprende perché troviamo un vino beverino, forse il più pronto della serata, dal frutto intenso e solo lievemente tannico in bocca: degustando alla cieca non avremmo per nulla pensato all’anfora, difficile anche pensare a un montepulciano.

La terza tappa è una di quelle che talvolta Viva il Vino volutamente inserisce sia per disorientare ulteriormente il pubblico nell’individuazione alla cieca di vini, vitigni e territori, sia per soffermarsi su un approfondimento più didattico. Cioè due vini della stessa azienda.

In questo caso trattasi di una delle zone più importanti del Centro Italia, quella del Chianti Classico.

lecincioleIl prino dei due, il Chianti Classico di Podere Le Cinciole , sangiovese 100%, aveva quindi il solo scopo di tirare la volata al più importante fratello maggiore, il vino da noi realmente selezionato per la serata e cioè la Riserva, che in degustazione è stato quindi proposto dopo.

Ancora una storia suggestiva, perché sulle colline di Panzano Luca Orsini, romano e Valeria Viganò, milanese, entrambi architetti, si sono trovati a metà strada fra le rispettive città di origine per provare a realizzare – giovani trentenni – il sogno di una vita in un casolare di campagna, lontano dalle metropoli in cui sono cresciuti. Anche per loro la scommessa è stata vinta e oggi si ritrovano a 25 anni di distanza sicuramente più stanchi per il duro percorso affrontato, ma sicuramente felici per il risultato raggiunto.

Perché partiti da zero hanno dovuto ammodernare il podere, reimpiantare i vigneti, ristrutturare la cantina e soprattutto studiare e imparare un mestiere di cui nulla sapevano, facendo tesoro di quanto appreso dai contadini locali. Chapeau.

Il Chianti Classico è stato molto apprezzato e anche da taluni indovinato nella degustazione alla cieca, in quanto ben rappresentativo di uno stile e di un territorio. Figlio di lunga macerazione in cemento, poi un anno di botte e un anno in cemento, a cui seguono ancora 6 mesi in bottiglia, è un vino che se al naso non è emerso rispetto agli altri vini più complessi, in bocca si è saputo distinguere per eleganza ed autorevolezza lasciando percepire un notevole potenziale. Al punto che in diversi lo hanno votato Vino Emozione.

aluigiCerto è che quando poi arriva nel bicchiere A Luigi, il Chianti Classico Riserva, anche lui sangiovese 100%, si capisce immediatamente quanto ampia possa essere la forbice fra due prodotti solo all’apparenza simili.

Partendo infatti da uve selezionate provenienti da un unico vigneto e proseguendo con un processo di vinificazione più complesso, dove la maturazione in legno è di un anno in più rispetto al Classico e dove anche il tempo di affinamento fra cemento e vetro è più lungo rispetto al fratello minore, ecco che si coglie immediatamente l’emozione di avere un grande rosso nel bicchiere, dove la finezza olfattiva e la profondità gustativa ci danno la certezza di degustare un vino destinato a lunga vita.

Emozione che si traduce anche nel secondo posto sul podio finale e così anche A Luigi ha staccato con merito il biglietto per la finale di Vino Emozione 2019.

Il viaggio prosegue, ancora con una coppia, ma questa volta Paolo ed Eleonora sono fratello e sorella: la quarta tappa che ci porta nelle Marche, su un poggetto ventilato a 200 metri d’altezza e a soli 5 km. dal mare, nel comune di Ancona!

Nel bicchiere un assemblaggio dei due vitigni simbolo della denominazione Rosso Conero e cioè montepulciano (in questo caso 90%) e sangiovese (10%).

bottiglia_terra_sTerra Calcinara Riserva, questo il nome del vino, nasce da due ragazzi, entrambi laureati in enologia, che fin da subito hanno preso una strada diversa dallo stile dell’azienda di famiglia, la Berluti, produttrice in prevalenza di vino sfuso fin dal 1960.

Si sono presi i vigneti di montepulciano più belli dell’azienda e hanno dato vita al progetto indipendente di La Calcinara.

Un vino il cui nerbo deriva dal montepulciano prodotto da una vigna vecchia e con una vinificazione in tini aperti a cui seguono due anni di maturazione in botte, mentre il sangiovese segue una vinificazione tradizionale in acciaio con una più breve permanenza in legno (un anno).

Vino di corpo, potente, con molto estratto, aggiunge alla frutta polposa anche dei sentori vegetali che al gusto danno una nota lievemente amarognola, che va ad aggiungersi a un tannino decisamente robusto.

Un vino decisamente più possente dei precedenti, molto apprezzato da chi ama sentire i muscoli nel bicchiere.

La nostra serata va a chiudersi in Romagna, a casa di “amici” perché Fattoria Monticino Rosso era già stata recente protagonista (lo scorso mese di luglio) nella nostra serata bollicine con l’Albana Metodo Classico.

pradello-riservaQuesta volta è toccato al Pradello Riserva che non è un Sangiovese di Romagna come ci si sarebbe potuto aspettare, bensì un cabernet sauvignon in purezza che Luciano Zeoli e il fratello Gianni coltivano fra tante produzioni autoctone sulle colline a un passo dall’autodromo di Imola.

Un vino che pur essendo prodotto da un vitigno internazionale in realtà è caratterizzato sia dai terreni argillosi e sabbiosi e dalla notevole escursione termica dell’area di coltivazione, sia dall’attenzione alla resa (70 quintali per ettaro) e alle tecniche di cantina, dove una lunga macerazione di tre settimane e una maturazione in barriques nuove e di secondo passaggio contribuiscono alla suadenza riscontrata nel bicchiere.

La versione del 2012 in degustazione si è distinta per l’eleganza al naso dove i sentori di frutti rossi sotto spirito e note minerali si sono integrati con erbe aromatiche e spezie dolci. Finezza e suadenza riscontrate anche al palato, con tannini oramai levigati e un finale lungo all’insegna della mineralità e di un retrogusto di frutta nera davvero piacevoli.

A parere di chi scrive un vino che poteva meritare la finale… ma nella democrazia di Viva il Vino la mia emozione vale 10 punti, esattamente come quella degli altri partecipanti!

Ed ora ci si rivede per la degustazione dei bianchi del Centro. Siete pronti a prenotare?

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