Agri-brindiamo con Viva il Vino

Un brindisi per salutarci prima della pausa estiva, con l’intento di scoprire nuovi vini da abbinare a delle sfiziosità gastronomiche, in una location un pò fuori porta . Così parte la serata organizzata da Viva il Vino all’agriturismo Il Viale delle Mele, un’accogliente struttura sulla collina di Bibiana da cui si gode uno splendido paesaggio sulla pianura sottostante, dominata dalla rocca di Cavour. 
Il meteo non ci accompagna e così non si può cenare in terrazza, ma la sala interna con le sue luci calde e i suoi colori mette subito tutti di buon umore.
100_8224 copia2Non si perde tempo e al loro arrivo i soci vengono accolti con una bollicina di benvenuto, in piedi ci si saluta e si inizia a degustare la prima chicca della serata. Andiamo nel cuore di Valdobbiadene per trovare una vecchia conoscenza di Viva il Vino, quel Prosecco di Frozza che viene venduto quasi tutto direttamente in azienda e che ha solo il nome in comune con i milioni di bottiglie che si trovano a pochi euro nei supermercati. In questo caso la versione proposta è quella frizzante, un vino fresco e fruttato, talmente beverino che conquista anche i non amanti del genere.
Intanto in cucina Roberta è pronta per l’ uscita degli antipasti, il profumo della pasta pizza fritta si spande per la sala, ad accompagarla fette di salame artigianale, toma delle valli e poi rolatina di tacchino con aceto balsamico e bruschetta lardo e miele. Il servizio vini è come sempre alla cieca ed escono in contemporanea una bollicina e un bianco fermo, si assaggia, si prova, ci si confronta. Ogni partecipante ha una piccola scheda su cui annotare la probabile regione di provenienza del vino e il vitigno, chissà chi si aggiudicherà questa sera la bottiglia premio direttamente dalla cantina di Viva il Vino.
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Lo spumante appare subito complesso sia al naso con profumi variegati e intensi, sia in bocca dove le note100_8259 fruttate sono accompagnate da freschezza, sapidità e sentori di lievito. Si pensa subito ad un metodo classico, ma vista anche la recente serata sulle bollicine autoctone, c’è chi azzarda e si spinge fuori dalle zone più conosciute. L’abbinamento con la pasta pizza fritta, i salumi e i formaggi è straordinario, ma è perfetto anche con gli altri piatti. Via l’alluminio dalla bottiglia e scopriamo di essere in una delle aree spumantistiche d’eccellenza, il Trento Doc, con un brut Blanc de Blancs millesimato 2009 di Opera Valdicembra. Vinificazione in inox per lo Chardonnay e poi imbottigliamento e presa di spuma per almeno 36 mesi o più, una chicca nell’ambito della denominazione Trento Doc, un’ottima partenza per noi senza alcun dubbio.  La cantina nasce per la volontà di due amici figli di viticoltori accomunati dalla passione per il vino e dal voler valorizzare la propria terra d’origine, la zona è una di quelle etichettate come viticoltura eroica data la difficoltà del lavoro manuale nei vigneti inerpicati sui ripidi pendii, ma è particolarmente vocata per la produzione di vini base spumante e qui lo Chardonnay ha trovato nel tempo un habitat ideale.  
100_8264-copia-225x300Il bianco fermo che è stato degustato in parallelo ha profumi agrumati e minerali, in bocca ha una freschezza che conquista e invoglia al sorso successivo. E’ evidente un’alcolicità maggiore rispetto all’assaggio precedente, ma probabilmente inferiore rispetto alle aspettative. La tendenza dolce che caratterizza in maniera più o meno marcata tutti gli antipasti è perfettamente bilanciata dall’acidità di questo vino, che lascia in bocca una piacevole sensazione di  pulizia. I consensi tra i commensali sono veramente tanti, anche se la difficoltà questa volta è cercare di identificare un vitigno.
In effetti non abbiamo fatto molta strada perchè dal Trentino siamo passati in alto Adige e più precisamente in Valle Isarco, la zona vitata più settentrionale d’Italia. Qui Manni Nossing produce dei vini in cui si sente la montagna utilizzando le tipiche varietà nordiche, l’obiettivo è la freschezza che viene ottenuta in vigna sfogliando pochissimo e raccogliendo l’uva matura ma non troppo. In assaggio abbiamo il Gruner Veltliner, vinificazione in inox per mantenere la finezza fruttata e poi passaggio per una parte in botti di acacia da 30 hl. I vini più buoni sono quelli che si bevono più volentieri dice Manni, e i suoi lo sono così tanto da risultare sempre tra i migliori della regione. Per noi l’opportunità di parlare di un’uva poco conosciuta ai più, ma che nel bicchiere da risultati eccellenti.
Il primo piatto è una specialità della casa, i tajarin fatti a mano da Roberta, una lode alla cucina piemontese e conditi nel nostro caso con burro e salvia. Il bianco in accompagnamento  ha un naso raffinato e intenso, in bocca ha una lunga persistenza marcata da freschezza e sapidità, con un certo sentore mandorlato. Ottimo l’accostamento con la tendenza dolce e l’untuosità dei tajarin, qualcuno si chiede se possa essere un abbinamento di territorio.
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In realtà no, abbiamo percorso molta strada sul nostro pulmino virtuale e siamo arrivati a Tufo per degustare il Greco Vigna Cicogna prodotto dall’azienda Benito Ferrara. Una famiglia che ha fatto della qualità in vigna e 100_8287del legame con il territorio i punti cardine della propria attività, che si traducono ogni anno in una produzione eccellente. Le viti di questo cru affondano le proprie radici in un terreno argilloso-sabbioso raggiungendo così le venature sulfuree sottostanti, che a loro volta vanno a caratterizzare il sorso in maniera distintiva. Vinificazione e maturazione in inox sui propri lieviti per un vino che rappresenta un riferimento per l’intera denominazione e che alla nostra serata ha chiuso in bellezza la batteria dei bianchi.
Ma se è vero che siamo in estate e quindi la selezione vini aveva privilegiato i bianchi, con il maiale sotto sale non poteva che arrivare un gran vino rosso. Il naso è intenso e complesso, segnato da piccoli frutti rossi ma anche da note più evolute; in bocca colpiscono i tannini vellutati e la bella struttura. Sarà anche l’unico rosso della serata, ma è sicuramente un gran rosso. Quale chicca avrà selezionato questa volta Viva il Vino? Ebbene si, nel bicchiere abbiamo sua maestà il Pinot Noir, il vino è il Giorgio Odero di Frecciarossa.
Siamo nell’ Oltrepò Pavese, una delle zone italiane in cui questo vitigno si esprime con risultati eccellenti e100_8321 l’azienda è una di quelle storiche, basti pensare  che l’anno scorso ha festeggiato gli ottant’anni di export negli Stati Uniti. La prima intuizione commerciale della famiglia Odero è stata la vendita del vino in bottiglia, che ha voluto dire pensare alla qualità anche quando la maggior parte dei produttori aveva come obiettivi la quantità e lo smercio del vino sfuso. Noi abbiamo degustato l’annata 2009, vinificazione in acciaio con fermentazione malolattica già in barriques, dove matura poi per un anno. Davvero un bell’assaggio il top di gamma di Frecciarossa e non è da meno il maiale al forno cucinato da Roberta, da dieci e lode. 
Siamo al rush finale, al momento del dolce i commensali si aspettano di veder scendere nei calici un nettare dal color ambrato invece appare un bel rosso rubino. Un naso intensissimo che spazia dal floreale al fruttato a note speziate, in bocca è dolce ma mai stucchevole con un certo sapore di ciliegia cotta e una bellissima persistenza, che sposa benissimo la nostra panna cotta con salsa ai frutti di bosco coltivati a pochi metri da dove stiamo mangiando. Una golosità il passito Cristino di La Piana, vitigno Aleatico coltivato all’isola di Capraia che viene fatto appassire in modo naturale sui graticci per tre settimane prima della vinificazione in inox dove matura poi per altri sei mesi. Una bella 100_8331storia di passione per il vino, un ‘azienda che fa parte dell’ Associazione Vini  delle Piccole Isole e che nasce quando Stefano Teofili, innamorato del passito dell’Elba, decide di realizzare il sogno di produrlo in proprio quando riceve in eredità un piccolissimo appezzamento a Capraia. Così nasce La Piana che ha come unico prodotto proprio il Cristino, a cui oggi affianca anche un rosato da Aleatico e un Vermentino. Purtroppo la morte di Stefano nel 2011 è un duro colpo per tutti, ma il suo progetto viene portato avanti con immutato entusiasmo e l’azienda si sta pian piano allargando.
La nostra serata volge al termine e anche se fuori il tempo è paragonabile più al mese di novembre che a quello di luglio, all’interno della sala la convivialità e la gradevole accoglienza di Roberta e Federico, unite al buon cibo e al buon vino hanno reso il nostro appuntamento estivo un gran successo. Non resta che consegnare il premio per il gioco sui vini al nostro nuovo amico Alessandro e dare a tutti l’arrivederci a settembre con l’obiettivo di condividere insieme tante nuove esperienze. Il vino emozione è il Pinot Nero Giorgio Odero, l’unico rosso della serata colpisce nel segno!
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