VINITALY 2016…le nostre emozioni

promo serata

Ed ecco il racconto per immagini e parole (e musica…) dell’emozionante serata di mercoledì 27 maggio. Dedicata e chi c’era…e a chi non c’era!

IMG_0544CAVALIERE NERO, Bollicina Rosè, 100% Pinot Noir, Trento Metodo Classico, prodotto da Spumante REVÌ TRENTODOC.
Appena uscito sul mercato, addirittura 72 mesi di rifermentazione, basso dosaggio zuccherino, elegante e raffinato, mantiene le caratteristiche del vitigno e del territorio senza lasciarsi prevaricare dai sentori e dal gusto tipico dell’aggiunta del liqueur d’expedition.
Degustato sulle note del Libiamo della Traviata di Giuseppe Verdi, interpretata dall’indimenticabile Luciano Pavarotti.

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COME D’INCANTO, 100% uva NERA DI TROIA vinificata in bianco! (ebbene sì, avete letto bene). A produrlo ai piedi di Castel del Monte in Puglia è Cantine Carpentiere, come vino da tavola!

Colore incredibile per trasparenza (ma nei prossimi mesi tenderà a prendere un colore paglierino), uno dei vini bianchi più intensi e profumati mai degustati a cui segue una struttura complessa e tanto equilibrio sorseggiandolo.
Al punto che è stata la grande sorpresa della serata guadagnandosi il pass per la finale di dicembre del Vino Emozione 2016 malgrado fosse il vino meno costoso fra quelli proposti (a conferma che non è il prezzo che fa grande il vino)
Degustato sulle note di “So Close” di Jon Mc Laughlin, bellissimo pezzo della colonna sonora del film… Come d’Incanto di Walt Disney.

IMG_0580SARAY, 100% di Catarratto Bianco, che fa addirittura 30 giorni di macerazione sulle bucce in tini di legno, a cui seguono due anni di affinamento in botte grande. Lo produce a 600 metri di altitudine in Sicilia Porta del Vento, da alberelli che hanno fra i 30 e i 50 anni, in completo regime biodinamico.
Il risultato è straordinario, lo si vede dal colore, i sentori e il gusto lo rendono un finto vino bianco, la struttura e la complessità sono da rosso, la macerazione stravolge completamente ciò che ti aspetteresti da un vino bianco. Ed è per quello che sorprende, ve lo aspettavate un bianco così???
Degustato sulle meravigliose ed emozionanti note di Ennio Morricone nella colonna sonora di Baarìa, film di Giuseppe Tornatore. E cosa vuol dire Baarìa se non … Porta del Vento?

IMG_0581LIBERI, 100% di Casavecchia di Pontelatone. E qui facciamo Bingo, perchè nessuno in platea aveva mai sentito nominare questa uva! Un vitigno di cui si trovano tracce ai tempi di Plinio e dei Romani, ma che è stato registrato solo nel 2002 e che viene coltivato esclusivamente in una microzona del Volturno, fra Caserta e il Beneventano. Lo produce Sclavia, azienda dalla bella storia perchè Andrea Granito, medico osteopata, torna alle origini della campagna in cui è nato per realizzare il sogno di fare vino.
E che vino! Una resa bassissima (40 q/ha), una macerazione lunga (20 gg) e un affinamento di due anni in barriques di secondo passaggio ci regalano un vino molto complesso, speziato, di grande struttura e corpo, già godibilissimo.
Non potevamo non accompagnarlo con le note di Liberi dei Tiromancino!

IMG_0582NERODUVA, 60% Malbo Gentile, 40% Ancellotta. E chi ci ferma più?
Altri due vitigni che lasciano basìta la platea, ovviamente sconosciuti a tutti i presenti e solo le note di Lambrusco & Pop Corn del LIGA hanno quantomeno consentito di immaginare la zona di provenienza (anche se poi tutti pensavano in realtà a un Sangiovese Superiore di Romagna).
Invece siamo a Montecchio fra Parma e Reggio Emilia, a casa dei fratelli Storchi, veri artigiani del vino (17.000 bottiglie l’intera produzione), lavorato in contesto biodinamico già dalla vigna prima ancora che in cantina.
Il NERODUVA è una chicca: solo 800 bottiglie prodotte da queste due uve autoctone, per un vino che è a tutti gli effetti un Amarone! Dopo una vendemmia tardiva, si procede infatti all’appassimento in fruttaio per tre mesi e solo dopo si vinifica con una breve macerazione e un lungo affinamento (24 mesi) in barriques. Il risultato è straordinario: un vino che sfiora i 16°, un naso elegante e meravigliosamente dolce a cui segue una morbidezza e un corpo in bocca che solo i vini in stile Amarone possono dare. Da standing ovation.

IMG_0583GIACCHE’ PASSITO, 100% uva Giacchè!
Giacchè siamo all’ultimo vino della degustazione, non potevamo che chiudere in dolcezza una serata ricca di emozioni.
E chi meglio del Giacchè, visto che ancora una volta stiamo degustando un vitigno di cui nessuno in platea conosceva l’esistenza prima della nostra mission impossible al Vinitaly?
E in effetti questo vitigno probabile clone del Lambrusco ha addirittura origini etrusche e Casale Cento Corvi ne è l’unico produttore, a Cerveteri in Lazio, fra mare e colline.
Un uva dalla resa bassissima (e per questo abbandonato), il cui appassimento avviene in pianta attraverso una strozzatura del tralcio.
Poi una vinificazione tradizionale con un affinamento in barrique.
Il risultato è da EMOZIONE, per la platea è il VINO EMOZIONE della serata, qualificato alla finale di dicembre per la scelta del vino emozione dell’anno.
Guardate la foto del bicchiere: rimane aggrappato al vetro, tanta è la sostanza. Poi i sentori sono così suadenti da farci l’amore a lungo prima di berlo, dove ci sorprende perchè all’inizio dolce e prevedibile (è un passito!) segue un finale lunghissimo che si fa sempre più secco, rendendolo quindi perfetto in abbinamento a piatti strutturati o a ricotte particolari come il seirass che ci abbiamo messo insieme.
Degustato con le note dell’Archeologia Sperimentale Sonora di F. Landucci, che ha saputo ricostruire la musica etrusca fatta di strumenti e suoni che ci hanno riportato all’origine dei questo vitigno: davvero magica l’atmosfera che si è creata.

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