I Grandi Rossi d’Italia – novembre 2015

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Grandi rossi, grandi emozioni, non poteva essere diversamente, visto che i posti disponibili erano andati esauriti con molti giorni di anticipo.

i grandi rossi (14)Aula strapiena, musica jazz ad accompagnare parole, calici e piatti, si comincia chiedendosi quando un vino può essere considerato “un grande rosso” aldilà del gusto personale: la notorietà nel mondo, il prezzo, la provenienza da aree che rappresentano l’eccellenza, i premi e i riconoscimenti assegnati dalle guide e dagli esperti, etc.

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Poi ecco cinque vini versati nei bicchieri che ognuno ha di fronte e dieci minuti per scegliere il vino che lascia più emozioni: degustazione alla cieca del tutto soggettiva e senza tecnicismi di sorta, risultato che sarà comunicato solo a fine serata.

Infine si parte con il viaggio degustativo vero e proprio, con tanta curiosità di conoscere quali sono i vini selezionati per la serata.

C’è molto Pathos nel primo bicchiere, un naso che sa di peperone, confettura, spezie,i grandi rossi (20) tabacco, cuoio, un sorso morbido molto suadente, tanta struttura.

Un vino “costruito” già in vigna, dove il cabernet sauvignon, il merlot e il syrah sono coltivati in parti uguali in un unico vigneto vendemmiato insieme, modalità assolutamente non comune. A cui vanno aggiunti i 18 mesi passati in barriques nuove: fa incetta di premi a ogni uscita il Pathos di Santa Barbara, quotata azienda marchigiana che con un vino così internazionale e pronto, è riuscita a strizzare l’occhio al mercato mondiale dei grandi vini.

i grandi rossi (21)A seguire arriva un vino dalle caratteristiche molto diverse: fine, elegante, ma anche austero, difficile, insomma nobile e di razza. Ancora di più al gusto dove l’acidità e il tannino la fanno da padroni: un vino che ha davanti a sé una vita lunghissima e che a pieno Titolo esprimerà il meglio di sé solo fra diversi anni. E non osiamo immaginare cosa potrà dirci, considerato quanto è buono già adesso l’Aglianico del Vulture di Elena Fucci, uno dei vini più premiatii grandi rossi (2) del Sud Italia, una scommessa vinta da una giovane ragazza che di questo vino ne ha fatto la sua vita, come abbiamo potuto ascoltare dalle sue parole nell’intervista trasmessa in video.

i grandi rossi (3)Si procede con una sfumatura di rosso ancora diversa, un vino che lascia materia colorante persino sulle pareti del bicchiere (28 giorni di macerazione sulle bucce) e che si rivela poco alla volta, partendo da sentori quasi salmastri per poi diventare invece quasi dolciastro. Anche al gusto, dove l’equilibrio raggiunto è da perfezione: platea divisa nel definire un’origine autoctona piuttosto che un taglio internazionale, così come anche nell’individuare la territorialità. Alla fine il Roggio del Filare di Velenosi ci riporta nelle Marche, questa volta in versione montepulciano più sangiovese: undici anni consecutivi dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso e le ben 15 volte che Bibenda gli ha assegnato i Cinque Grappoli non sono certo casuali.

Arriva il quarto calice in degustazione, si passa dai formaggi (tutti ultra premiati anche loro) dei primi tre vini a un brasato che accompagnerà gli ultimi due calici.

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Tanta roba questo Oreno: naso di grande intensità, ricco di complessità che si ritrovano anche nel sorso. Di nuovo un vino perfetto, che tanto potrà ancora dire evolvendosi, “costruito” con taglio internazionale nel cuore della Toscana per raggiungere il successo in quel mercato globale che vuole vini frutto dai sentori complessi, corposi, morbidi, pronti.

E Antonio Moretti, affermato imprenditore aretino nel campo della moda, il successo con l’Oreno lo ha ottenuto, visto che non solo è ai vertici di tutte le guide italiane, ma è stato anche nei Top 10 vini al mondo secondo l’autorevole Wine Spectator.

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Interessante l’animato dibattito che segue, in cui si evidenzia che i vini da classifica alla fine hanno tutti caratteristiche simili, ma anche che il nostro metro di giudizio in fondo è “provinciale” perché l’Italia rappresenta una quota marginale nel mercato di alcuni vini venduti perlopiù all’estero e dove certe guide internazionali sono più avvezze a premiare il gusto anglosassone, sicuramente diverso dal nostro.

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In ogni caso aver potuto avere anche l’Oreno di Setteponti a una nostra serata è un altro fiore all’occhiello che Viva il Vino va ad apporsi.

Si prosegue il viaggio con il vino numero 5 che viene giudicato il più evoluto per via del colore e dei sentori terziari così evidenti al naso.

Un vino che fa sentire molti a casa, col solo dubbio che possa trattarsi di barolo o barbaresco, che possa essere di Langa o – perché no – uno straordinario nebbiolo del Novarese.

E così è se vi pare: il Barolo Riserva Sette7anni di Franco Conterno (Cascina Sciulun) va ben oltre quanto prevede il disciplinare, rimanendo in grandi botti di legno per ben 84 mesi prima di affinare ancora un anno in bottiglia.

Un grande vino rosso, una grande docg, un produttore non così premiato dalla critica, sicuramente il meno blasonato fra quelli proposti. Eppure risulta essere quello più votato come vino emozione nella degustazione alla cieca di inizio serata: come la mettiamo?

I grandi rossi d’Italia non finisce qui, i bicchieri sul banco sono sei.

i grandi rossi (7)C’è ancora spazio per un vino dalle caratteristiche molto diverse, ecco infatti comparire una crema di cioccolato artigianale di Calcagno insieme a dei quadretti di extra bitter, 70% di cacao.

Il paradosso è che portando al naso il calice, sembra essere più dolciastra la nota olfattiva del Roggio del Filare bevuto in precedenza rispetto a questo passito: in bocca tanta struttura, una dolcezza che poco a poco si trasforma in sfumature di vino cotto, poi caramello, con acidità e tannino tenuti a fatica a bada dallo zucchero e dalla notevole alcolicità. Non è difficile pensare a un Sagrantino di Montefalco Passito, forse il grande rosso più tannico che ci sia, che non scherza nemmeno in questa versione passita.

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Vino straordinario prodotto da uno dei vignaioli artigianali dell’eccellenza selezionati per il nostro progetto Un Bicchiere d’Italia, Romanelli di Montefalco, che con il Sagrantino nella versione tradizionale prende i 3 Bicchieri dal Gambero Rosso e il riconoscimento di Grande Vino da Slow Wine: ci sentiamo orgogliosi di averlo inserito a rappresentare l’Umbria in Un Bicchiere d’Italia

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