Dieci Gewurztraminer a confronto – 19 settembre 2012

Sono passati alla lente di ingrandimento ben dieci diversi Gewurztraminer nella serata di degustazione e approfondimento che Viva il Vino ha tenuto mercoledì scorso, nella consueta sede del ciclo ‘Vitigni Nobili’, l’aula di degustazione del Museo del Gusto di Frossasco. Aula che ha visto ancora una volta il tutto esaurito, e si è  lasciata attraversare da un briciolo di emozione quando a inizio serata il nostro presidente ha letto un breve estratto dal nostro statuto, presentando così ufficialmente al pubblico la nuova stagione di eventi e le finalità che Viva il Vino si pone come obiettivi associativi.

La prima grande novità risiede proprio nella formula della serata, che punta a mettere in primo piano proprio i vini e la degustazione. Così senza indugi, Carolina e Sabina hanno dato inizio al servizio, rigorosamente alla cieca, dei ben dieci imperdibili Traminer Aromatici, provenienti da diverse zone di produzione tra Francia e Italia, con qualche chicca davvero curiosa oltre ai blasonati grandi e grandissimi nomi. L’intento della degustazione alla cieca è proprio quello di non lasciarsi condizionare dal nome del produttore o dalla zona di provenienza; spesso infatti tali condizionamenti possono spingere ad avere più o meno forti aspettative e a ricercare qualche particolare estremo, perdendo in concentrazione e spontaneità, soprattutto per i degustatori meno esperti. Dopo aver svolto l’analisi sensoriale guidata di tutti e dieci i campioni, che ho condotto io con l’intervento anche di Massimo, soffermandoci soprattutto su intensità e ampiezza olfattiva e su avvolgenza  ed equilibrio gustativo, Massimo ha invece tenuto con la solita competenza e bravura la parte teorica di presentazione del vitigno, della sua storia, caratteristiche e diffusione. In tutto un paio d’ore di lavoro, movimentato dagli interventi e dalle domande della nostra platea e dall’alternanza frequente tra teoria e pratica, sempre con il bicchiere lì davanti per esemplificare al meglio ogni concetto. E dopo la parte teorica siamo tornati sulla degustazione dei vini, questa volta facendo nomi e cognomi, distribuendo schede tecniche e fornendo dettagli di produzione, infine abbinando anche il nostro piattino di accompagnamento.

Primo campione della serata è stato il Gewurztraminer Alsace Grand Cru Steingrubler 2010 di Andrè Stenz, signori che apertura! Certamente caratterizzato fortemente dal suo residuo zuccherino di una certa rilevanza (60 grammi/litro dice la scheda tecnica) al gusto è risultato certamente dolce, rispetto soprattutto ai nostri italianissimi parametri. Per noi un vino bianco è dolce se è un vino da dessert, è secco se è un vino da consumare a pasto. Ma come spesso la geografia del vino ci dimostra, non dappertutto vale questo rigore, ed esistono amabili vie di mezzo come questo Steingrubler, che con buona ampiezza di profumi e ottima intensità, concedono in degustazione grandissima piacevolezza, tra l’altro da uve biologiche.

E si prosegue rientrando prontamente in toni cui siamo tutti più abituati; il secondo campione infatti è l’altoatesino Gewurztraminer Crescendo 2011 di Ritterhof. Non lo si può di certo considerare solo un emergente, vista l’importanza della Cantina anche in cifre, ma bisogna dire che questo è uno dei pochi Gewurztraminer che negli ultimi anni sono riusciti a fare breccia nelle fitte trame della critica enologica più autorevole; e il perchè lo si capisce subito non solo dalla buona complessità aromatica, ma soprattutto dalla struttura ricca e piena, forse non ancora totalmente espressiva vista la giovane età, ma che sicuramente non passa inosservata. Le basse rese per ettaro e soprattutto la soleggiata zona di produzione Ronchi di Termeno fanno la stoffa di questo ottimo Gewurztraminer.

Ma il tempo corre fin troppo in fretta e bisogna passare al campione numero tre, un outsider veramente grandissimo oserei dire. Si perchè per parlare di Venica&Venica come di un outsider in effetti un po’ bisogna osare… Azienda leader nel Collio, certamente stra-famosa per altri tutt’altri vitigni, quali ad esempio Sauvignon, Friulano e Chardonnay. Ebbene la famiglia Venica si cimenta da non molti anni nella produzione di un grande Gewurztraminer che nei terreni rocciosi delle colline di proprietà, si è ambientato benissimo, fornendo credo grandi soddisfazioni al produttore e certamente ai consumatori.   Il vino è molto ben articolato su note minerali, speziate e fruttate, e offre un’ottima intensità; la vinificazione con breve contatto delle bucce a basse temperature e affinamento di alcuni mesi del vino sui propri lieviti (tecniche entrambe mirate all’ottenimento di vini più equilibrati e strutturati) fa emergere tutto il potenziale evolutivo del vitigno.

Il campione numero quattro sarà forse quello più sorprendente dell’intera serata. Si tratta infatti di un udite-udite Calabria IGP. Il vino emerge non tanto per l’impatto olfattivo seppur molto buono, quanto per la spiccata sapidità. Raro, anzi rarissimo, riscontrare una salinità così evidente in un vino tanto giovane! Solitamente infatti in campo gustativo è l’acidità a farla da padrona, lasciando la sapidità, dovuta essenzialmente ai sali minerali del terreno disciolti nel vino, imbrigliata nelle retrovie, capace di emergere solo dopo lunghi anni di evoluzione. In questo caso invece bravissimo il produttore che con basse rese e vendemmia precoce, ha mantenuto intatto innanzitutto il terroir di provenienza delle uve, i vigneti della tenuta affacciati sul Mar Jonio e incastonati nella macchia mediterranea. Vino da ricordare: Alias 2011 Tenuta del Castello, Azienda Agricola Solano di Montegiordano (Cosenza).

Col campione numero cinque abbiamo un esempio di quel che vuol dire non essere sfrontati, ma avere acume, sottigliezza ed eleganza nel proprio dna. Siamo nel territorio splendido che sovrasta la città di Trento, dove l’esposizione a sud e la posizione riparata dai venti settentrionali insieme alla composizione argillo-calcarea del sottosuolo, dànno origine al Gewurztraminer di Maso Poli. Il vino come detto non colpisce forse per impatto aromatico, ma trova nella misura e nell’equilibrio il suo carattere dominante, sfoggiando un ottimo grado alcolico e chiudendo con lunga persistenza.

Cattura l’attenzione immediatamente il campione numero sei, con un naso di un’ampiezza davvero rara; spaziamo dalla frutta esotica essiccata, ai fiori bianchi, alle spezie, alle erbe aromatiche, senza diventare mai banale davvero si fa riconoscere come Gewurztraminer di gran classe con aromaticità e intensità fittissime. In bocca conferma tutto di sè con avvolgente morbidezza, un tocco di dolcezza e un grado alcolico importante ben ravvivato dalla piacevole freschezza acidula e con un finale lunghissimo. Siamo estasiati dalla finezza del Gewurztraminer Kastelaz 2011 di Elena Walch , tra l’altro fresco dell’ennesimo riconoscimento in una guida importante (tre bicchieri Gambero rosso 2013), uno dei più grandi traminer in Italia da sempre. Anche in questo caso il vino è fatto con macerazione breve delle bucce e permanenza sur lie fino a primavera, e mi sembra di capire che questa strada intrapresa con convinzione da qualche anno e da parecchi importanti produttori, arricchisca i vini in complessità e finezza, e soprattutto doni un’immediatezza al vitigno già di per sè non troppo ‘acido’ che li rende pronti e fruibili, e al contempo capaci di lunghi affinamenti.

Col campione numero sette sbarchiamo niente meno che in Sicilia! si tratta del Kikè di Cantine Fina di Marsala, per la verità Gewurztraminer in assemblaggio con una piccola percentuale di Sauvignon blanc, e forse proprio dal connubio insolito emerge un quadro olfattivo del tutto singolare, qualcuno in platea storce un po’ il naso, indubbiamente non molto fragrante e profondamente diverso da ogni altro vino precedente. Sono gli idrocarburi qui a far la voce grossa, sensazioni un po’ pungenti e minerali, non nitidissime ma certamente di buona intensità; anche in bocca al primo impatto il vino è leggermente citrino e poco morbido, ma in pochi minuti l’ossigenazione lo aiuta ad esprimersi con ben altro carattere, più docile e armonioso, tanto che a fine serata tornando in degustazione molte delle sensazioni iniziali sono sparite, e hanno lasciato spazio a sentori più erbacei e puliti.

Ma è il momento del campione numero otto. Che entra e ruba subito la scena ai precedenti, con un impatto olfattivo di piena intensità e completezza, generoso nelle note calde di spezie, passion fruit e frutta candita, apre anche verso orizzonti minerali e fiori bianchi dolci. L’assaggio è pienamente convincente, con grande equilibrio tra le evidenti morbidezze e la freschezza giovane eppure non irruente, un finale lungo estremamente armonioso. Vino fantastico, sublime, di grande concentrazione ma allo stesso tempo snello, da assaporare molte volte per mettere in memoria l’espressività fatta bicchiere. Sveliamo l’etichetta e si tratta del blasonatissimo Gewurztraminer Kolbenhof 2011 di Hofstatter, certamente tra i più affermati in Alto Adige. Kolbenhof è una terrazza meravigliosa di argilla e ghiaia assolata sopra Termeno, e gli otto mesi di affinamento sui lieviti completano l’opera magnifica del terroir.

Il campione numero nove non è da meno. Capiamo subito di essere di nuovo di fronte all’eccellenza, di gran classe il quadro olfattivo giocato su note floreali e di spezie dolci, fuse alla frutta gialla in confettura,  fino a note amarognole gradevolissime di agrumi freschi; in bocca è pieno, caldo e ben equilibrato, chiude con una lunga scia di perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. E questo è il Nussbaumer 2011 di Cantina Tramin, un mito dell’Alto Adige, un vino che è l’artefice del successo del Gewurztraminer, coltivato al maso Nussbaumer veramente da tempi antichi, che quest’anno ad esempio prende i tre bicchieri per la tredicesima volta sulla guida del Gambero rosso. L’emblema della tradizione vitivinicola altoatesina, che si conferma con una costanza qualitativa inesorabile di anno in anno.

E chiudiamo con il campione numero dieci, tornando in Alsazia con il Gewurztraminer Hengst 2008 di Zind Humbrecht, uno dei più importanti gewurz al mondo, da agricoltura biodinamica. Il naso offre sentori evoluti di confetteria, miele, mandorle al sole, spezie e petali di rosa, sciroppo di sambuco. Il residuo zuccherino ben più elevato del nostro standard (47 g/l) questa volta si fonde alla freschezza, ne risulta mitigato, e complementare al grado alcolico elevato ma non eccessivo. Uno spettacolo di armoniosa completezza, lo si assaggia e si capisce cosa voglia dire gewurztraminer alsaziano, e cosa rappresenti la mano dell’uomo nella perfetta interazione tra cielo e terra che passa attraverso la vite. Da rimarcare il dato che si tratta tra i campioni assaggiati di quello più evoluto, tra l’altro ottenuto dopo la selezione degli acini nobili (riservati all’altra tipologia prodotta dall’azienda).

Emerge un’annata 2011 estremamente potente specialmente in Alto Adige, un 2011 che farà parlare di sè a lungo non solo per i gradi alcolici elevati (nessun vino in questa degustazione al di sotto dei 15 gradi) ma per grande struttura e pienezza aromatica e gustativa. Al di là delle competenze tecniche, come sempre chiediamo al nostro piccolo grande (ed eterogeneo) pubblico di esprimere attraverso il voto le proprie preferenze, decretando un podio sul quale stasera salgono al terzo posto Elena Walch, al secondo Zind Humbrecht e al primo Hofstatter. Perfetto l’abbinamento con la crema di formaggio al curry e con la cialdina di riso alla salsa di soia con gambero sfumato al rhum del nostro piattino (brave ragazze, voi sapete chi intendo…).

Silvana

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