Vinitaly 2015, le nostre selezioni e il nostro racconto

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Eccoci puntuali all’ingresso del Vinitaly…. un mese dopo!

I pass delle Guide di VIVA IL VINO sono a posto, può cominciare il Tour guidato di degustazioni fra i padiglioni

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Si comincia con un vino bianco, colore paglierino scarico che lascia pensare a fredde Regioni del Nord Est. Molto gradevole al naso dove sono sentori agrumati a emergere

Dalle slide proiettate certo che la zona di produzione sembra molto particolare, con tutti questi terrazzamenti…

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Sorrisi e anche disorientamento dopo la prima immagine sul territorio di provenienza: i dubbi prendono il sopravvento sulle certezze .Siamo infatti nel padiglione della Lombardia, da dove mai potrà arrivare un vino bianco così particolare?

Dalla Valtellina dei grandi vini rossi a base NEBBIOLO, in pochi sanno che qualcuno produce anche vini bianchi così piacevoli

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In bocca è strutturato, l’acidità è marcata, sembra quasi “tannico” per essere un vino bianco. Tuttavia è armonico nell’equilibrio, qualcuno azzarda un possibile affinamento in legno. Piacevole anche la mousse di formaggio con le nocciole di Langa, quelle di Vittorio Adriano!

Sorpresa corale quando viene svelato che si sta degustando un vino frutto di uve nebbiolo (85%) vinificate in bianco. Interessante anche la breve macerazione sulle bucce delle due uve bianche, bravo chi aveva individuato un passaggio in legno che c’è tutto.

Il Rezio lo produce Nera Vini, una delle realtà più grandi e affermate della Valtellina: se è 17200_1141647572519493_7358590876142985792_nvero che con una produzione superiore a 600.000 bottiglie non fa parte dei piccoli vignaioli che Viva il Vino ricerca, è altrettanto vero che le poche bottiglie prodotte di questa “chicca” giustificano ampiamente l’inserimento nella serata
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E Walter prende appunti e condivide immagini sui social, destinate a chi si sta perdendo la serata

Il colore cambia pur rimanendo in bianco … insieme al croissant ripieno di fontina e speckIMG_4896

Il paesaggio sembra non cambiare rispetto alla Valtellina, con sommo smarrimento di chi assaggiando il vino aveva evocato il Sud, arrivando persino a identificare il Grillo di Sicilia.

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Ma siccome la convinzione che non sia un vino del Nord resta, un monte così sontuoso non ha molte alternative: è il massiccio del Gran Sasso

Ci siamo infatti trasferiti nel padiglione dell’Abruzzo. E siamo in un microclima perfetto per produrre vini di qualità: l’aria fredda del vicino Gran Sasso e i venti caldi del mare distante 30 km…. Un’escursione termica che durante il periodo di maturazione dell’uva passa dai 30° diurni ai 5° della notte, un’apoteosi per l’acidità e per l’estrazione di aromi intensi nel vino.

Se non era un Grillo, si trattava però di Grilli! Colore più carico, quasi dorato, un naso IMG_4987balsamico e complesso, una notevole struttura dove l’acidità è ancora più esaltata da una notevole sapidità. Una grande interpretazione del vitigno Pecorino, un vino che nasce e matura in barrique e dove la lunga permanenza sulle fecce contribuisce in maniera rilevante a costruirne aromi e struttura gustativa

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E’ una coppia che dal 1999 a oggi ha avuto tante soddisfazioni quella che produce Bianchi Grilli: è davvero difficile identificare un vino di punta per un’azienda che da svariati anni a questa parte non manca un solo appuntamento con i Premi delle Guide più autorevoli. E non è finita, perchè Fausto e la moglie sembrano avere tante altre idee per esprimere tutta la potenzialità della loro Regione

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La prima parte della serata si può dire conclusa: ora si cambia colore

Porpora, con sfumature persino violacee, una rarità nei vini proposti in degustazione
Davvero difficile farsi un’idea della zona dalle immagini, qualcuno azzarda Toscana, comunque Centro Italia. Che sia un Ciliegiolo?

Siamo invece nel Padiglione delle Marche

E lo scherzetto è riuscito anche stavolta perchè il territorio è quello invece noto per il Verdicchio più classico, quello di JESI e non certo per i vini rossi

Vino da lacrima di commozione. Spremuta di frutta, more senza spine dice qualcuno. Solo dopo ecco anche una certa speziatura, persino liquirizia. Anche al gusto continua a essere nettare fruttato, piuttosto leggero di struttura (non di alcol) e con una gradevole acidità a dargli nerbo, prima di un finale ammandorlato11149422_1141647635852820_2515182004469722028_n

Ed è proprio una Lacrima, altro vitigno autoctono mai degustato da buona parte della platea, altra sorpresa di una serata che davvero non ti aspetti
A produrla una “vecchia conoscenza” di Viva il Vino: di Brunori abbiamo già avuto modo di selezionare e apprezzare il Verdicchio San Nicolò, presentato anche durante l’esperienza estiva con Viva il Gusto ad Alassio

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E non ci resta che ridere, tre vini su tre totalmente disorientanti…. ma comunque estremamente piacevoli e quindi va bene così!

aCambia il colore, cambia la musica con il vino numero 4. Dalla spremuta di frutta si passa a sentori erbacei, vegetali, speziati. Al gusto si capisce perfettamente cosa si intende quando si parla di tannino verde, cioè non frutto del legno, ma invece dell’uva. Se ci aggiungiamo anche una discreta acidità, lo sbilanciamento verso le durezze è notevole e la platea lo rimarca ancora di più, arrivando questo vino dopo una più morbida lacrima…

La zona di provenienza non è identificata, ma che questo fosse un vino particolare, frutto di piante che hanno oltre 70 anni, non lo si vede solo dall’immagine sui monitor, si capisce anche nel bicchiere e dai commenti: secondo alcuni siamo sul Vulture

Altro coro di stupore nell’apprendere che siamo nel padiglione del Lazio
A poca distanza da Roma, verso Fiuggi, c’è infatti una zona di produzione di importanti vini rossi, con denominazioni diverse, ma tutte all’insegna del vitigno autoctono CESANESE

C’è da impegnarsi per cogliere le sfumature più interessanti di questo vino che divide la

IMG_4920platea, fra chi ama i vini “piacioni” e chi invece è intrigato dai vini difficili, che nascondono insidie spesso non coglibili dai neofiti. Il mondo del vino è bello anche per le opinioni molto diverse che si hanno di fronte a un bicchiere perchè alla fine De Gustibus non disputandum est

E quindi il Vignalibus non si discute, testimonial dell’eccellenza di un territorio anche in questo caso davvero poco noto dalle parti di Viva il Vino

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Vignalibus che abbinato a un pecorino piuttosto stagionato e saporito assume caratteristiche gustative completamente differenti rispetto alla degustazione “da solo” di pochi minuti prima

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A produrlo un Vignaiolo che cerca di lasciare il più spazio possibile all’espressione del vitigno, evitando o contenendo al minimo l’utilizzo del legno

Il clima delle serate di Viva il Vino è amichevole, conviviale e a volte (ma solo a volte !!) anche divertente

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C’è tanta materia non solo colorante nel vino numero 5, un vino caldo che evoca il Sud

E questa volta le immagini sembrano dare ragione a chi ha pensato al Sud: i caratteristici vigneti ad alberello sono fortemente caratterizzanti di una precisa zona d’Italia

Eccoci infatti nel padiglione della Puglia

E’ la Puglia del Salento quella di questo vino, in provincia di Brindisi ma non così distante da Lecce. Pianure confinanti con Manduria, zona vocata per il Primitivo

La marmellata in cottura che si attacca alla pentola, secondo alcuni, prima di lasciare gfdgfdgsdfgspazio anche a note più pungenti e speziate e dolciastre per via di un quasi certo passaggio in legno. Tanta struttura e alcol al gusto, dove il tannino non è quello verde di prima, ma è invece quello levigato del legno, per un vino che complessivamente si presenta molto equilibrato

Non è però un Primitivo, bensì un Salice Salentino prodotto da uve Negroamaro e da piante che hanno oltre 30 anni. Un gran buon vino, reso ancora più armonico dall’affinamento in legno non così sovrastante le caratteristiche stesse dell’uvaesc

E’ la famiglia Baldassarre di tre giovani fratelli quella che ha deciso di far diventare il vino un mestiere di grandi soddisfazioni, sviluppando la precedente attività paterna di produzione di vino sfuso

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Il cambio di colore nel bicchiere numero 6 è piuttosto evidente

Il relatore ha volutamente oscurato il nome della Regione, dimenticandone però la forma. In una serata del genere ci si può attendere di tutto, compreso che un vino come quello nel bicchiere possa arrivare dalla Liguria 11156372_1141699199180997_7603559480425049336_n

LOMBARDIAAncora un boato di disappunto (e qualche bicchiere scagliato verso Max Wine :-)): lo scherzo è riuscito, altro che Liguria, siamo di nuovo nel padiglione della Lombardia

E siamo di nuovo a Chiuro, in piena Valtellina, da cui eravamo partiti con la degustazione del Rezio, nebbiolo vinificato in bianco

Piccoli frutti rossi, balsamico, etereo e note di frutta sottospirito. Elegante, un tannino morbido e vellutato, alcol a go-go, tantissima armonia

messIl Nebbiolo stavolta è vinificato dopo un appassimento di ben tre mesi in Fruttaio e poi è lungamente affinato in legno, sia piccolo, sia grande. E’ lo Sfursat di Valtellina, un grande e particolare vino rosso italiano

Lo produce il gioiello di famiglia sempre di Nera Vini: Caven è infatti stata voluta dai fratelli Nera per la produzione delle eccellenze del loro territorio

Con la Boeuf Bourguignon cucinata secondo i dettami della ricetta di Julia Child questo IMG_4955Sfursat rende sublime la serata, ma il Paradiso può attendere

1510576_1141648492519401_5375548765509470901_nAnche la seconda parte della serata si è conclusa, con ben 4 vini rossi da territori e caratteristiche fortemente diverse, un viaggio molto interessante fra le tante sfumature d’Italia

Sei Bicchieri d’Italia, quelli delle eccellenze dei piccoli vignaioli

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E passiamo ora al gran finale, che tutti avranno ben compreso che si tratterà di un vino da dessert o meditaziane o chissà…Dalle slide proiettate anche questo padiglione è inatteso: siamo finiti in Emilia

10660239_1141648415852742_2506107978611489280_nAnzi, a dirla tutta, in Romagna: a pochi chilometri dal centro abitato di Faenza, in prossimità della Torre di Oriolo

Nemmeno passandoci tutta la notte, qualcuno potrebbe arrivare a indovinare quello che sta bevendo: un vino rosso dai sentori forse un po’ mitigati dalla temperatura fredda che trae in inganno, perchè poi al gusto il vino è piacevolmente dolce e aromatico, per poi chiudere con una acidità che non lo rende per nulla stucchevole. Da Paradiso la crostata in abbinamento, per alcuni diventata il motivo principale di partecipazione alle nostre serate!

E’ l’Italia più nascosta, quella che ci piace raccontare. Il Centesimino è un vitigno che IMG_4989esiste solo intorno a Faenza, dove è anche chiamato savignon rosso e nulla ha a che vedere con il Sauvignon. Uvappesa si chiama così perchè non è un passito, bensì una vendemmia tardiva, frutto di uve stramature, che rimangono per l’appunto ancora appese sulla pianta dopo la maturazione

Claudio Ancarani è uno degli otto produttori che hanno avuto un ruolo determinante nel salvare il Centesimino dalla estinzione, riuscendo anche a ottenerne la registrazione fra le uve autoctone del nostro Paese

535926_1141648312519419_8424426214319898155_nLe diverse sfumature del nostro Vinitaly 2015 ora ci sono tutte: non sono 50, ma sono state 7, tutte uniche e interessanti sotto tanti punti di vista, che esulano dal semplice bere un bicchiere di vino buono

Foto di gruppo per le 7 sorelle, magnifiche protagoniste della serata

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