Il Gusto delle Donne … Le Donne del Gusto

Licia Granello a Viva il Vino

Licia, la forza granitica, l’intelligenza, l’enorme personalità che le permette di presentare una conferenza/ intervista con gli anfibi ai piedi anzichè 12 cm di tacco” scrive su Facebook la nostra socia Valeria il giorno dopo per commentare la serata.

“Il Gusto delle Donne”, il libro che Licia Granello ha scritto nel 2012, si è materializzato: alcuni dei personaggi, delle storie di vita e dei prodotti enogastronomici sono usciti dalle pagine per finire al Museo del Gusto di Frossasco dove noi di Viva il Vino abbiamo organizzato un evento all’insegna delle parole chiave della nostra mission: passione & emozione.

Il Gusto delle Donne

Serata da sold-out, già una settimana prima non c’erano più posti disponibili: ascoltare Licia Granello è di per sé esperienza piacevole, figurarsi se si ha l’occasione di farlo a tavola con gli amici, in compagnia di sei straordinari vini e della cucina schietta e genuina di Francesca Sgandurra del Contesto Alimentare, la “cuochina sempre sorridente”, come la definisce Licia che l’ha coinvolta per accompagnarci coi suoi piatti nel nostro percorso sensoriale fatto di parole, cibo, vino, musica e tanta emozione.

Josè Rallo

A cominciare dal “Vigna di Gabri” di Donnafugata, degustato insieme alla straordinaria voce della sua produttrice, Josè Rallo con il brano da lei scelto per questo vino: “Agorà so Falta Vocè”.

Non per nulla il capitolo a lei dedicato si intitola “La Sicilia fra musica e vino”. Josè è una giovane che studia lontano da casa, ma che poi proprio grazie alla musica incontra Vincenzo, che diventerà suo marito e per il quale ritorna in Sicilia dedicando la sua vita al vino e all’azienda di famiglia.

Overture migliore non poteva esserci. Vigna di Gabri ha accompagnato un’ora di Talk Show, fedele compagno prima dei salumi Levoni (buonissima la mortadella) per poi trasformarsi in vino da meditazione: sarà merito suo se la platea è rimasta in silenzio seduta a tavola, ad ascoltare prima la storia della Granello e poi quella delle altre protagoniste per quasi un’ora?

Dal Milan degli olandesi e di Sacchi a quello di Capello, alla Nazionale di Baggio che sbaglia il rigore a Pasadena e a quella che vede Zidane alzare la Coppa del Mondo in Francia nel 1998 fino ad arrivare alle Olimpiadi di Sidney, Licia ne ha viste e ne ha raccontate di avventure. “Mi divertivo, gli allenatori avevano la mia età e i calciatori erano come dei fratelli minori”. Quando però alla presentazione del nuovo straniero del Milan, Andriy Shevchenko si trova di fronte “un ragazzino dall’aria spaesata che sarebbe quasi potuto essere mio figlio” capisce che è il momento di ricominciare. Così un bel giorno, prima di partire per Sidney, lascia una lettera al suo direttore: mentre molti dei suoi colleghi sono ancora oggi lì, appagati nel correre dietro a Balotelli e agli altri personaggi dalle chiome inguardabili e dalle frasi fatte, lei decide che da grande vuole fare la Food Editor, quando nei quotidiani il cibo è argomento da relegare nelle rubriche sulle recensione dei ristoranti.

Caparbia e testarda lei o lungimirante il suo direttore? Fatto sta che finisce in Cronaca e quando – dopo aver scritto della Lisozima nel Grana Padano – alla riunione di redazione si trova di fronte un Ezio Mauro infuriato perché quella pagina risulta la più letta di tutto il giornale ben davanti ai grandi temi della politica che Repubblica racconta, capisce che è invece la sua vittoria.

Pochi anni dopo nasce il Domenicale e Licia diventa la curatrice di una doppia pagina, intitolata “I Sapori” in cui si occupa di alimentazione a 360°, dalla nutrizione all’alta cucina, diventando una delle firme più prestigiose, più inseguite, corteggiate e coccolate del settore.

E da quelle pagine ogni settimana ormai da nove anni continua la sua battaglia personale per fare cultura del cibo, dei territori, dell’alimentazione sana che “non vuole necessariamente dire spendere tanto”, raccontandoci spesso anche tante belle storie di vita.

Licia non casca nella provocazione in cui cerchiamo di tirarla sul mondo dei Blog – “io non ce l’ho coi food blogger, ma con chi spesso scrive di argomenti per i quali non ha la competenza” e resta convinta che il ruolo dei giornali rimarrà fondamentale per offrire un’informazione qualificata, aldilà della diffusione sempre più orizzontale della comunicazione in Rete. Strappa poi l’applauso quando stimolata sul valore delle Guide nell’epoca di Trip Advisor, serafica dice “Io leggo la Michelin e non apro Trip Advisor”. Punto.

La platea è rapita dalla semplicità narrativa di una donna che parla come scrive o scrive come parla o parla e scrive come mangia, dicendo cose di grande spessore senza mai apparire spocchiosa, come spesso capita a chi si atteggia senza essere.

Così quando racconta del ruolo multitasking della donna, paragonato ai comportamenti stagni dell’uomo che difficilmente riesce a essere nello stesso momento quattro figure diverse, non lo fa per rivendicare la superiorità del genere femminile, ma per evidenziare che bisogna semplicemente prendere atto che siamo diversi.

Così anche se è l’uomo ad andare in copertina del Times in fatto di alta gastronomia, anche se nei 300 ristoranti stellati in Italia sono meno di 50 quelli con una donna protagonista in cucina, anche se gli Chef al maschile stanno diventando sempre più delle star televisive, Licia evidenzia come nutrire sia un atto esclusivamente femminile, un mestiere dove le donne non sono assolutamente da meno nel curare la qualità assoluta del cibo, ma forse sono semplicemente meno brave (o meno interessate aggiungiamo noi) a conquistare il palcoscenico.

Capaci però di vincere scommesse e mandare in frantumi stereotipi e pregiudizi grazie a un silenzioso impegno quotidiano che le fa essere interpreti di vite straordinarie da cui prendere ispirazione.

Come Marella Levoni, proprietaria e responsabile relazioni esterne del Salumificio Levoni, che in un’azienda “for men only” per oltre cent’anni, prima di essere chiamata dallo zio ad occuparsi di relazioni esterne, ha dovuto affermarsi in quel ruolo presso alcune case editrici culto, per lei così amante dei libri.

Come Mimma Ordine, panettiera di cui abbiamo assaggiato i buonissimi grissini, che in Camera di Commercio scopre di non potersi iscriversi all’albo dei fornai perché non esiste la figura della fornaia: siamo a Torino ed è il 1996! Ovviamente non cede fino a diventare la prima panettiera donna della città.

Come Francesca Sgandurra, la “cuochina” del Contesto Alimentare, laureata e destinata a tutt’altra vita, che a un certo punto decide di voler cucinare per gli altri e dopo alcune esperienze per imparare il mestiere, con grande coraggio ha coronato il sogno di aprire un piccolo locale tutto suo: nemmeno 30 coperti nel centro di Torino, un posto dove sembra veramente di essere a casa propria.

Donne e Ragazzacce del Vino

Il clou della prima parte della serata è stato però il breve Talk Show di Licia Granello con Gabriella Anca Rallo, fondatrice di Donnafugata, mamma di Josè e con Marilena Barbera, proprietaria di Cantine Barbera: la prima è un’azienda da più di 2 milioni di bottiglie prodotte, la seconda ne fa 80.000. Ecco perché Marilena con autoironia si definisce “una garagista, anzi quasi una sottoscalista del vino” rispetto ai grandi produttori.

Ecco ancora le parole della nostra socia Valeria: “La signora Gabriella, una donna che riuscirebbe ad esprimere nobiltà borbonica anche mentre stura i gocciolatoi delle sue vigne. Marilena, l’intuizione, già dal primo sguardo si capisce che il genio unito ad un pizzico di sana follia può farti fare tanta strada”.

Strada in effetti ne hanno fatta tanta entrambe, pur di essere con noi al Museo del Gusto dalla Sicilia.

Gabriella Rallo nel segno del vino ci è nata, prima con un padre Presidente dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino e poi con un marito proprietario delle Cantine Rallo (marsala). Ma anche per lei la vita prima è stato altro, insegnante di inglese, mamma e moglie di Giacomo. Fino al 1980 quando mettendo insieme la cantina di Giacomo in località Contessa Entellina e le vigne di Gabriella ereditate dal padre, nasce Donnafugata, rifacendosi al nome dei possedimenti di campagna con i quali Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo narra le vicende della Regina Maria Carolina di Borbone, fuggita da Napoli.

Vigna di Gabri e Salumi Levoni

Ed è proprio a Gabriella che è dedicato il “Vigna di Gabri”, da uve Ansonica in blend con Catarratto e altri vitigni bianchi internazionali, proveniente da una delle vigne storiche di Contessa Entellina. Vino di eleganza e personalità, quella del Sud, resa ancora più intrigante dalla mineralità dei terreni e da un affinamento di una piccola parte del vino (15%) in barrique.

Marilena Barbera è un’altra di quelle donne che pensano di essere normali e invece sono speciali per quello che riescono a fare! Anche lei lontana dalla Sicilia fin da giovanissima come Gabriella e Josè, pensando a una vita da diplomatica all’estero, anche lei di ritorno a 27 anni perché quella è una terra che puoi solo fare finta di dimenticare.

E così le vigne del nonno, dove il papà ingegnere produceva uva da conferire alla cantina sociale di Menfi (la famosa Settesoli) per Marilena diventano la nuova vita, quella vera, con la quale ci travolge tutti nel raccontarsi, strappando sorrisi e anche un nodo alla gola

Marilena Barbera intervistata da Licia Granello

quando ricorda l’improvvisa morte del papà e il contemporaneo abbandono dell’azienda da parte della sorella. Lei, responsabile amministrativa dell’azienda senza studi e competenze in vigna e cantina, deve decidere se lasciare. E invece raddoppia, per sua e nostra fortuna.

Il Talk Show si fa cena e le emozioni continuano. Dalla Sicilia alla Sardegna, per accompagnare il Tomino al miele e lavanda.

L’Iselis in compagnia del Tomino al miele e lavanda

L’Iselis bianco è un valido testimonial dell’Italia autoctona: uve Nasco e in piccola parte Vermentino, a regalarci profumi e sapori di questa straordinaria isola. Un vino mediterraneo, caldo, con una piccola parte del mosto che fermenta in barrique e contribuisce a renderlo morbido e avvolgente.

Lo fanno gli Argiolas, quelli del Turriga per intenderci, il più importante vino rosso della Sardegna, uno dei Top Wines italiani.

Ma gli aspetti enologici passano in secondo piano sopraffatti dall’emozione e dalla commozione vissuta nel silenzio della sala quando Licia ci racconta della Fondazione Iselis a cui questo vino è legato e dei motivi per la quale è stata creata: in memoria di Maria Luisa – sorella minore di Valentina Argiolas, donna del gusto – tragicamente scomparsa in un incidente stradale.

Con la commercializzazione di questo vino è stato aperto un centro medico alla periferia di Kinshasa, in Congo. “In questo, il nostro vino smette di essere solo una cosa buona da bere e diventa strumento per fare anche qualcos’altro” dice Valentina Argiolas nel capitolo a lei dedicato e intitolato “Nel nome del nonno”, fondatore di questa eccellenza della Sardegna.

Sapore di sale, sapore di mare…. con il Dietro Le Case, l’Inzolia che ha perfettamente accompagnato una Vellutata di zucca da applausi.

Dietro le Case c’è la Vellutata di Zucca

Siamo di nuovo in Sicilia, vigne di oltre 40 anni, come la vita di Marilena Barbera, compagna di infanzia di queste piante, da cui ora ci ricava un piacevolissimo vino grazie anche alla mineralità del terreno e a quel mare così vicino che sentiamo in bocca a ogni sorso.

Una sapiditàche crea una salivazione così forte da indurci a confonderla per marcata

acidità, prima di essere prontamente redarguiti da Marilena: l’Inzolia è un’uva “babba”, che non ha carattere. Poco male, acidità o sapidità sempre sul piatto della bilancia dalla parte delle durezze stanno, perfette per controbilanciare la cremosa tendenza dolce della vellutata.

Chi pensa che con le carni bianche non si debba abbinare un vino rosso è stato smentito! Insieme al coniglio arrotolato con porri e patate al forno ecco un Barolo e il Sarmassa dei Marchesi di Barolo si è rivelato un vino così piacevole che lo vorremmo

Il Sarmassa con il coniglio arrotolato

anche a colazione o merenda. Austero, portentoso, ma nello stesso tempo fine, elegante e raffinato come solo certi Barbaresco sanno essere: lui invece è il Barolo, il Re dei Vini, eppure già così straordinario dopo soli cinque anni. A suo favore probabilmente l’essere prodotto con una via di mezzo fra le due scuole di pensiero, quella dei Tradizionalisti e quella dei Barolo Boys: a conferma che in medio stat virtus.

Ed ecco svelarsi fra i commensali anche Ernesto Abbona, in sostituzione di Anna, impegnata in un tour da ambasciatrice dei suoi vini in Asia.

Brillante, arguto, simpatico, in perfetto stile sabaudo, l’intruso fra le donne duetta splendidamente con Licia nel raccontare la moglie, protagonista del primo capitolo del libro, intitolato “Il sapore nascosto della menta”. E chissà se le orecchie di Anna sono fischiate anche in India.

Dal Piemonte all’altra grande Regione dei vini, la Toscana. Quella di una delle donne del gusto, Emanuela Stucchi Prinetti, proprietaria di Badia a Coltibuono, un’abbazia dell’XI secolo da lei trasformata in un Wine Resort dove spirito e corpo trovano la pace dei sensi. Quasi come è capitato a noi con il suo Chianti Riserva 2008 abbinato a un Presidio

Il Chianti Riserva con il Cevrin di Coazze

Slow Food delle nostre parti, il formaggio Cevrin di Coazze, altro prodotto realizzato da una donna, Maria Lussiana, Presidente di un Consorzio che vede solo 4 produttori impegnati a mantenere viva questa eccellenza del territorio, fatta con latte di capre di razza camosciata alpina e di vacca.

Licia nel suo libro racconta la storia di Emanuela, certo fortunata a crescere in una famiglia ricca e di origini nobili, ma dove “A Coltibuono per te non c’è nulla da fare”, unica figlia estromessa dall’organigramma in quanto femmina. E così anche per lei il mondo del vino arriva tardi, dopo aver fatto anche la cantante lirica e aver imparato il mestiere delle pubbliche relazioni lavorando in agenzia. E dopo essere finalmente entrata in azienda, alla morte del padre è lei a prendere le redini e a contribuire al successo del marchio.

Marilena Barbera sa essere anche dolce quando vuole…. ma mai stucchevole!

Albamarina e Torta di Nocciola

Ce lo dimostra la sua Albamarina, un vino in cui si respira a pieni polmoni la dolcezza dell’aria di Porto Palo, la cui torre ci fa spaziare sull’infinito del mare. Un vino “illegale” come solo una Ragazzaccia poteva fare, perchè il Catarratto è un’uva che teoricamente non si potrebbe appassire. Ecco allora la definizione di vendemmia tardiva in etichetta.

Lei lo fa appassire sulla pianta, con la semplice torsione del peduncolo. Maturazione in barriques, una buona acidità (questa volta sì che c’è) e una persistenza che lo avrebbero reso probabilmente interessante anche col Cevrin di Coazze di prima. Ne abbiamo goduto appieno invece con la Torta di Nocciole, migliore abbraccio possibile non poteva esserci fra Piemonte e Sicilia.

Torta di Nocciole ben accompagnabile anche con la morbidezza della grappa in barrique monovitigno Chardonnay di Nonino, prima di chiudere la serata di degustazione con l’Amaro Quintessentia, elegante liquore con marcati sentori di erbe di montagna.

Giannola Nonino, una culla fortunata come dice Licia per parlarci di questa settantenne dalla vita straordinaria. Il padre le diceva “Tu non sei nè maschio nè femmina, sei un individuo pensante”. Una macchina da guerra, un peperino inarrestabile. Come quando di

Giannola Nonino

nascosto dalla suocera, titolare della distilleria, pagava più care ai contadini le vinacce per avere le migliori. O quando pensa che come per i vini, anche le grappe possono diventare monovitigni. Peccato che i contadini abituati a mettere le vinacce tutte insieme non ne vogliono sapere. E lei, impavida, va dalle loro donne, pagando quelle vinacce molto di più pur di averle separate. E poi la genialità dell’invenzione del  Premio letterario Nonino per dare visibilità a un marchio non considerato prestigioso, con Giannola che senza saper parlare una sola parola di portoghese riesce a convincere lo scrittore Jorge Amado ad andare a ritirare il Premio a Percoto, sperduta località  in Friuli!

Licia sulla Nonino è un fiume in piena , si vede che è pervasa di amore verso questa donna che a Percoto ha finito per portare di tutto, da Claude Levi Strauss a Mariangelo Mastroianni, a Claudio Abbado. Non per nulla il capitolo del libro si intitola “Dio salvi la Regina delle Grappe”.

Il Premio “Il Gusto del Territorio” 2013 a Licia Granello

Si chiude con una sorpresa non prevista: il Museo del Gusto sceglie l’evento di Viva il Vino per consegnare con il suo direttore Ezio Giaj a Licia Granello il premio “Il Gusto del Territorio” 2013, riconoscimento che negli anni è stato assegnato a Marcello Masi – Direttore di Rai 2, Sandro Marini – Rai Roma, Fede e Tinto – conduttori di Radio 2.

E poi gli applausi per la Brigata del Contesto Alimentare, in primis a Francesca Sgandurra, “la grazia elfica, la fatina dei fornelli che con la sua magia riesce a trasformare pochi e selezionati ingredienti in delizie incommensurabili” per riprendere le parole di Valeria, la socia.

Le sei stelle del Gusto delle Donne

Una serata che per una piccola, giovane e sconosciuta associazione di semplici appassionati come è Viva il Vino, resterà indimenticabile: grazie Licia!

Comments

  1. Ho letto con voracità…. l’articolo, man mano che leggevo, mi sembrava di sentire i profumi e i sapori dei vini e dei cibi che descrivevi.
    Traspira tutta la grande passione che tu e il gruppo dedicate a questa Grande associazione.
    Complimenti e continuate a regalarci emmozioni!

    Fabio

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