Gli Internazionali d’Italia

La prima tappa del lungo avvicinamento alla finale del VINO EMOZIONE, in programma a dicembre, ha visto protagonisti gli Internazionali d’Italia.

Non c’erano Federer e Nadal, ma sei vini prodotti nel nostro Paese a partire dai cosiddetti vitigni alloctoni, cioè uve coltivate in tante diverse zone del mondo.

Tutte e sei le bottiglie sulla carta si presentavano estremamente interessanti, ma solo due di esse a fine serata avrebbero staccato il biglietto per la finalissima di dicembre, sulla base esclusivamente delle emozioni soggettive della platea chiamata a votare.

Ritenevamo doveroso aprire la stagione con un “ripasso” delle tante sfumature che i diversi terroir e il microclima del nostro Paese sono in grado di trasferire anche a quei vitigni teoricamente più “omologati” come quelli internazionali, visto che riescono a esprimere il meglio di sé in tutto il mondo e non solo in specifiche zone. Per gli autoctoni ci sarà ampio spazio nelle prossime tappe.

Difficile ovviamente scegliere solo sei vini a rappresentare un argomento così vasto: pur essendo in assoluto il vitigno internazionale più coltivato in Italia, abbiamo escluso dalla selezione il merlot, e con esso anche il cabernet sauvignon, tante volte già protagonisti delle nostre serate di degustazione, a vantaggio di due vini rossi meno prevedibili.

E anche sui bianchi qualche sorpresina l’abbiamo inserita …

La serata ha preso il via con una bollicina che non poteva che essere di Franciacorta: un Brut a marcata prevalenza di chardonnay con un 15% circa di pinot bianco, prodotto proprio a Corte Franca (BS) da una delle aziende agricole fra le piccole della denominazione: La Fioca, solo 40.000 bottiglie, cantina attiva già dagli anni ’60.

Un Metodo Classico rifermentato minimo 24 mesi, talmente morbido e suadente da essere erroneamente percepito come Saten nella degustazione alla cieca, abbinato alle note di jazz manouche dei Gadjo Swing con un brano intitolato proprio Franciacorta!

Residuo zuccherino marcato, quasi un cognac senza alcol, per quella che è una delle bottiglie dal miglior rapporto qualità/prezzo di tutta la denominazione.

Le note della Camerata di Fontainebleau con il Divertimento per Archi di Bartok hanno invece accompagnato il secondo vino: il gruppo si è recentemente esibito al 19° Festival Internazionale dell’Elba, che è anche l’isola da cui proveniva il vino in degustazione.

Un viognier in purezza, il VIP prodotto da Antonio Arrighi, davvero sorprendente nel suo variegato spettro olfattivo e molto fedele nel gusto al motto del vignaiolo che dice di produrre vini frutto di “tutti gli intensi sapori di un’isola fatta di ferro e mare”.

In effetti i terreni argillosi e ferrosi dell’Elba tanto valore aggiunto danno a questo viognier, la cui maturazione in barrique esauste consente una micro-ossigenazione del vino senza tuttavia modificarne in maniera pesante le caratteristiche. E’ il tocco creativo di Arrighi (che produce anche alcuni vini in giare di terracotta), che riesce così a emozionarci non poco con questo inconfondibile vitigno originario di Condrieu, Rodano Settentrionale.

Più immaginabile la scelta del vino bianco successivo, un sauvignon selezionato nella zona per eccellenza dei grandi bianchi d’Italia, il Collio.

Prodotto proprio a Cormons, la “capitale”: il vino di Cristian e Andrea Antonutti dell’azienda Subida di Monte ha lasciato il segno per eleganza e finezza di un vitigno sì riconoscibile, ma qui caratterizzato da quel terreno “Flysch” di Cormons, alternanza di marne (la caratteristica ponca) e arenarie che lo rende unico e diverso dagli altri sauvignon.

Altrettanto elegante e sontuoso il brano in abbinamento, Il Trillo del Diavolo composto dal violinista friulano Giuseppe Tartini nel 1700, ascoltato nell’interpretazione di Uto Ughi, sicuramente il più talentuoso violinista italiano contemporaneo.

Per quel che riguarda i vini rossi, la prima proposta ha voluto omaggiare il Sud e in particolare quella Sicilia capace negli anni di interpretare ai massimi livelli la coltivazione e la vinificazione non solo dei vitigni autoctoni, ma anche di quelli internazionali: abbiamo scelto il syrah, anzi Lusirà di Baglio del Cristo di Campobello della famiglia Bonetta.

Davvero tanto speziato e minerale, potente, caldo, intrigante come la voce di Carmen Consoli che lo ha accompagnato con il recente brano Sintonia Imperfetta.

Un terroir gessoso e calcareo toccato con mano dalla platea, visto che fra i banchi sono passati piattini non solo di sfiziosità gastronomiche, ma anche con i caratteristici ciottoli bianchi del vigneto di Campobello, a 8 km. dal mare e con talvolta 20 gradi di escursione termica fra giorno e notte.

Dalla Sicilia al Piemonte, regione probabilmente inattesa in una serata dedicata ai vitigni internazionali. Invece la terra del nebbiolo ha saputo sorprendere emozionandoci fino alla lacrimuccia con il Bricco del Falco, un pinot noir in purezza prodotto in cima alle fredde colline di Loazzolo, confine fra Monferrato e Langa e famoso per il suo Moscato Passito.

Isolabella della Croce ha saputo interpretare al meglio un terroir perfetto per le caratteristiche di un’uva difficile come il pinot noir, regalandoci così un vino che non è eresia giudicare degno della Borgogna.

Degustato sulle note di Amused to Death di Roger Waters, una delle colonne portanti dei Pink Floyd, poi diventato solista. Un abbinamento d’effetto,  suggerito da Andrea Scanzi nel suo libro Elogio dell’Invecchiamento.

Finale in dolcezza, con il Sonus, gewurztraminer di Ritterhof, appassito in pianta e poi fatto affinare in piccole botti di rovere.

Suadente, morbido, avvolgente, come la voce della Callas nella Casta Diva dalla Norma di Vincenzo Bellini che lo ha accompagnato.

Una “chicca” di sole 1.500 bottiglie prodotta dalla famiglia Roner, grandi distillatori, ma anche produttori dei migliori gewurztraminer italiani, nell’area più vocata, quella del Lago di Caldaro, in Alto Adige.

Allo scoccare della mezzanotte la platea si è fatta giuria e ha scelto sulla base delle emozioni provate chi qualificare alla finale del Vino Emozione dell’anno.

Il Bricco del Falco, il pinot noir piemontese, ha conquistato il titolo di Vino Emozione della serata, ma alla finale di dicembre si è qualificato anche il VIP di Arrighi, classificatosi secondo

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