BIANCHI DEL NORD 2019: E’ IL KERNER A EMOZIONARE

Un’emozione che unisce!

img-weinflaschen-2016-kerner-800-600A provocarla è stato il Kerner di Bessererhof, votato con un plebiscito senza precedenti nella serata dedicata ai grandi bianchi del Nord e di conseguenza eletto Vino Emozione, con accesso alla finale 2019 in programma a dicembre.

Sarà stato per via delle note profumate suadenti e intense, dolci, come le pesche, i fiori di sambuco, la noce moscata? O per la struttura convincente, con una morbidezza frutto del residuo zuccherino e dei 15° alcolici in armonia con l’acidità viva e una mineralità quasi sapida? O ancora per il finale lungo e persistente in bocca, con retrogusto persino più amarognolo di quanto ti aspetti?

Ancora più emozionante poi scoprire a votazione ultimata che proviene da vigneti posti a quasi 900 metri di altezza a Tiso in val di Funes nella Valle Isarco, la zona viticola più a nord d’Italia, dove grazie al soleggiamento del pendio esposto a sud e a una vendemmia quasi tardiva fatta a inizio ottobre si arriva al paradosso di ottenere un kerner con una gradazione da amarone!

Il corpo principale degli altri vigneti di Bessererhof è invece intorno al Maso, a circa 400 metri d’altezza, lungo la strada che conduce prima a Fiè allo Scillar e poi all’incantevole altopiano dell’Alpe di Siusi, cioè la zona più a sud dell’area viticola Isarco, pochi chilometri dopo avere superato Bolzano. Altro motivo per andare a visitare questa cantina!

cantina 4E’ qui che la famiglia Mair produce da diverse generazioni uve di qualità, in prevalenza bianche, che dal 1998 sono diventate anche vini imbottigliati in proprio. Ora che la lavorazione avviene in una funzionale cantina nuova, con una accogliente sala degustazione e che anche il figlio Hannes a soli 22 anni è già protagonista attivo in azienda, Otmair e Rosmarie possono essere fieri del sogno realizzato.

Malvasia_1331732682084974300_1A differenza di molte altre volte, la scelta dei finalisti non ha lasciato dubbi perché anche un altro vino ha emozionato la platea in maniera piuttosto netta ed è stata la Malvasia Istriana di Simon di Brazzan, da Cormons, in Friuli.

Già l’incontro al Vinitaly con Daniele Drius, giovane vignaiolo cresciuto in campagna con il nonno, era stato fra i più emozionanti, di quelli che non vorresti più venire via per rimanere ad ascoltare le parole di chi muove la propria esistenza con la passione.

Scelta quindi azzeccata avere selezionato anche un suo vino per raccontare l’Italia del Nord.

Da vigneti vecchi (anche 70 anni) che stanno nell’area dell’Isonzo, più pianeggiante rispetto ad altri appezzamenti dell’azienda collocati invece nell’attiguo Collio, questa malvasia segue – come tutti i vini di Daniele – l’applicazione totale dei principi di biodinamica per quanto riguarda il lavoro in vigna.

terra_1332756180042461700_1Daniele con un lento e faticoso lavoro ha rivoluzionato la conduzione dei vigneti passando dal metodo tradizionale del nonno (che usava quindi anche fitofarmaci) a un rigoroso sistema biodinamico nel rispetto della terra prima ancora che delle piante, ottenendo un equilibrio naturale grazie alla pratica di un sovescio molto composto, con enorme varietà di essenze che giorno per giorno contribuiscono a far stare sempre meglio le piante che da quella terra traggono nutrimento vitale.

In cantina insieme ad alcune vinificazioni classiche che restituiscono vini impeccabili, ci sono poi vini che nascono da anni di esperimenti come la nostra Malvasia, grazie anche all’attenta osservazione dei metodi di vinificazione nella vicina zona di Oslavia, a cui Drius è legato dall’amicizia nata con Josko Gravner, con il quale condivide lo stesso enologo e tanta filosofia.

Ecco che allora la Malvasia ha una parte importante (il 70%) delle uve vinificate in maniera classica, mentre il restante 30% (quella delle vigne vecchie) fermenta in tini di legno con una lunga macerazione delle bucce di oltre 20 giorni proprio come gli Orange Wine di Oslavia, prima di finire in botti di legno dove rimane a maturare fino a febbraio, quando poi viene creata la massa.

Non lo avessimo saputo, non avremmo mai definito tale vino biodinamico (con tutti i significati che spesso il termine si porta dietro) e tanto meno macerato, perché nel bicchiere ci siamo trovati una aromaticità elegante, un gusto pieno, equilibrato. Insomma un vino perfetto, ed è questa la classe di Daniele, capace di applicare innovazione e ricerca nel rispetto di tradizione e terroir senza farlo percepire nel risultato finale!

Ora passiamo da un quasi orange a un orange wine vero, perché fra i cinque bicchieri della serata ce n’era uno che risaltava per la netta differenza cromatica da tutti gli altri.

Uno di quei vini che già sappiamo che dividerà la nostra variegata platea: c’è chi li ama e si emoziona al primo sorso e chi invece dice di non capirli!

54a1c9ce-5078-4f31-891f-0f55fb8ebc44Così è stato anche con Anima Arancio, ancora più sorprendente quando poi si è scoperto che è un Arneis macerato prodotto da una delle cantine del Barolo più in auge: trattasi di Giacomo Fenocchio, da tempo azienda molto legata a Viva il Vino.

Il suo nuovo vino, 1.300 bottiglie di fatto non ancora in commercio, è frutto della macerazione di 30 giorni dell’arneis, la stessa uva con il quale Claudio Fenocchio produce anche il suo bianco classico, a cui segue poi una maturazione in legno vecchio di almeno 10 mesi.

Aldilà dell’incredibile colore, Anima Arancio ha una piacevole sensazione olfattiva nel suo complesso, fine ed elegante, che non lascia trasparire una struttura invece succulenta, che garantisce al vino una complessità e una identità territoriale legata alla maggiore estrazione di sostanze presenti nella buccia dell’arneis e che aggiungono toni alle voci del vitigno e del Roero da cui proviene.

Non per nulla l’abbinamento musicale è stato con la calda voce di Mario Biondi.

La quarta tappa ci ha invece portato nel cuore dell’Oltrepo Pavese, dove Stefano e Cristian Calatroni dedicano attenzione non solo al pinot noir, ma anche al Riesling vero, cioè quello Renano e non la versione Italica di minor qualità molto diffusa nell’area.

campo_dottore_riserva167x500Vero che la Mosella, zona d’eccellenza dei riesling, è decisamente più fresca, ma l’esposizione a Nord della vigna del Campo Dottore Riserva e un buon 30% di uva vendemmiata in anticipo per ottenere maggiore acidità concorrono a preservare le caratteristiche principali per farne un bianco longevo.

Il risultato si sente – è proprio il caso di dire – perché i profumi sono i più emozionanti della serata, peraltro con una marcata componente di idrocarburi tipica del varietale mantenuta quasi integra grazie alla particolare tecnica di pressatura fatta sotto azoto proprio per preservarne gli aromi. Qualche dubbio viene invece dalla scelta di effettuare nella maturazione una lunga permanenza sulle fecce con batonnage frequenti, che caratterizza in maniera marcata il gusto, aumentandone la complessità e la struttura, ma lo allontana un po’ dallo stile classico dei riesling del Nord Europa che sono definiti vini d’acciaio, senza altre contaminazioni.

Il quinto vino selezionato ci riporta ad Est, questa volta in Trentino, quello delle colline di Isera, intorno a Rovereto. Zona classica di produzione del marzemino, vitigno rosso tipico della regione.

Qui ci sta una delle cantine più antiche della regione, già nota a corte dell’Impero Asburgico proprio per via del tanto apprezzato all’epoca marzemino. Da oltre un secolo le terre sono della famiglia di Ruggero Dell’Adami de Tarczal, attuale proprietario.

belvedere-1Il Belvedere, vino frutto dell’assemblaggio di pinot bianco e incrocio manzoni (30%) provenienti dalle zone più alte delle colline è fra i bianchi più complessi dell’azienda: rimane sulle fecce fino a marzo e poi matura in barrique e tonneau usati per ben 24 mesi.

Il risultato è un vino di colore oro, dalle delicate e gradevoli note di gelsomino, di pesca bianca, delicatezza che ritroviamo anche al palato dove appare fin troppo beverino, dal momento che prevalgono leggerezza e rotondità a discapito di mineralità e acidità che risultano fin troppo mascherate.

Il viaggio a Nord del 2019 si chiude qui, dopo aver selezionato prima i finalisti rossi e poi quelli bianchi.

Prossima tappa a giugno con i Rossi del Centro Italia

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